Oggi a Vienna si tiene l’importante meeting dell’OPEC e dei partner esterni, tra i quali la Russia.
VERTICE AL VIA
Riuniti nella capitale austriaca, i rappresentanti dei maggiori paesi produttori di petrolio mondiali, compresi quelli esterni all’OPEC, dovranno ridiscutere i piani di produzione.
Come anticipato dal ministro del petrolio saudita, Khaled Al Falih, l’organizzazione potrebbe definire un aumento di produzione da un milione di barili giornalieri.
Una posizione non facile da sostenere viste le diverse posizioni dei partner, primo tra tutti l’Iran.
Un contrasto che aveva recentemente portato giù le quotazioni rispetto ai massimi.
Nella seduta odierna, il Wti ha preso una rincorsa fino a 66,3$ mentre il Brent sta toccando i 74$, tutto in attesa delle notizie.
A rendere tutto più complicato è la posizione dell’Iran che in queste ultime settimane ha più volte accusato gli Stati Uniti di agire ai danni dell’OPEC.
Per il ministro del petrolio iraniano “Gli attuali problemi del mercato petrolifero sono il risultato della tensione politica causata dal presidente americano e non il frutto di uno squilibrio tra domanda ed offerta”.
LE POSIZIONI
Per questo motivo è fondamentale giocare di diplomazia con gli iraniani, e di questo ne è ben consapevole Al Falih.
L’aumento della produzione potrebbe essere utile per alcuni dei paesi membri ma comporterebbe svantaggi per gli altri, Iran e Venezuela in primis. Il paese sudamericano ha visto una riduzione del suo export vertiginosa, oltre il 30% di barili in meno (quasi 800mila).
Uno stallo che si dovrebbe superare applicando una equa distribuzione delle quote di produzione e supervisionando, anche stavolta, sugli aumenti.
Questo perché anche l’Iraq non è propriamente favorevole al repentino cambio di rotta, proponendo di procedere in maniera molto più graduale. Addirittura, per il loro ministro Jabar Al Luaibi, le quote andrebbero mantenute fino alla fine dell’anno.
Intenzioni e speculazioni sulle quali si farà chiarezza nel proseguo del vertice.