Cosa cambia ad un anno di distanza dall’elezione di Trump?
Fatti e misfatti a 365 giorni dall’elezione che scombussolò i mercati
Tempo di bilanci. Un anno fa Donald Trump lasciava il mondo a bocca aperta conquistando la Casa Bianca. Oggi è necessario fare il punto della situazione. Che fine hanno fatto tutte le previsioni nefaste e catastrofiche degli analisti? Dov’è il crollo dei mercati che Trump avrebbe dovuto portare con la sua elezione? Vediamo cosa accade.
Wall Street ignora la legge di gravità
Dall’8 novembre del 2016, infatti, le azioni di Wall Street hanno guadagnato il 20%. Si viaggia dunque sui massimi storici. Ma l’azionario non è l’unico ambito che ha totalmente disatteso le previsioni degli analisti. Il crollo del dollaro, difatti, non c’è stato; e assieme a lui siamo ancora in attesa del paventato aumento dei rendimenti obbligazionari. A distanza di un anno possiamo dunque dirlo: chi, dopo le elezione di Trump, ha optato per beni rifugio quali gold, CHF o JPY, oggi si trova con un pugno di mosche in mano.
Occhio alle mancate promesse
A distanza di un anno gli operatori hanno ben compreso che il programma di Trump fa bene al mercato del lavoro USA. I piani protezionisti puntano a perseguire il grado massimo di occupazione, e i dati lo confermano. Nel mese di ottobre la disoccupazione è scesa ai minimi di 18 anni, registrando un grado in percentuale del 4,1%. Ma Trump ha realmente mantenuto quanto promesso?
Diciamo che in questo primo anno di presidenza sono molti gli obiettivi disattesi per via del Senato e della maggioranza risicata del Presidente. Il muro al confine con il Messico, ad esempio, rimane, ad oggi, solo un grande progetto. E come non citare la sonora batosta per Trump sulla nuova riforma sanitaria, proposta in sostituzione dell’Obamacare? Oggi gli occhi degli operatori rimangono puntati sulla riforma fiscale, che dovrebbe introdurre il più grande tagli alle tasse che si sia mai visto negli USA. Nonostante tutto, però, si procede a rilento in tal senso, anche e soprattutto a causa di sempre più accese diatribe interne.
La vicenda Russiagate
L’inchiesta denominata Russiagate, incentrata sulle interferenze del Cremlino nella scorsa campagna elettorale USA, potrebbe presto volgere a termine. Il rischio di impeachment per Trump è ancora vivo e reale. Tale vicenda potrebbe essere accolta negativamente dagli investitori, in quanto si aprirebbe un periodo di incertezza idoneo per riaccendere l’interesse per i beni rifugio, almeno nel breve periodo.
Più che Trump contano le Banche Centrali
Dopo un anno i mercati sono ancora in una fase di esuberanza. Ma questo non è dovuto solo a Trump, ovviamente. La crisi economica planetaria, che ha toccato l’apice nel 2011 sembra ormai volgere al termine. I sintomi di ripresa hanno dato modo alle banche centrali di addentrarsi verso una progressiva riduzione dei piani di stimolo. In un contesto del genere, verosimilmente, Trump gioca un ruolo secondario. La stretta monetaria di dicembre, la terza di questo 2017, dimostrerebbe che l’economia USA, attualmente, è in un buono stato di salute. Questi saranno gli eventi a cui guarderanno gli investitori prima di prendere posizione a mercato. E Trump? Sta sulla scacchiera, ma in questo contesto non è di certo il Re.
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