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Scorte di petrolio e crisi politiche tirano giù la quotazione

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I dati sulle scorte di petrolio greggio rilasciati mercoledì dall’EIA hanno riportato giù la quotazione del petrolio, con il WTI che nella scorsa seduta di mercato ha chiuso a $ 60,30 il barile. 

Scorte di petrolio: Dopo le recenti performance che avevano consentito al prezzo del petrolio di toccare i 63$ al barile, i timori di una crescente offerta e le tensioni geopolitiche in corso hanno alimentato la brusca discesa di mercoledì.
I dati riguardanti le scorte, infatti, sono andati ben oltre le aspettative. Gli analisti si aspettavano una riduzione pari a 599 mila barili, contro i +4,7 milioni di barili in eccesso registrati.
Questa maggiorazione delle riserve e i contrasti relativi alla guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina rende molto nervosi gli investitori per quanto riguarda la domanda di greggio.
La tenuta dei prezzi era stata incoraggiata dalle rassicurazioni dell’OPEC + , ma ciò non è bastato visto l’altro fronte caldo in medioriente.

FATTORE TRUMP

Ne avevamo parlato precedentemente qui.

E’ ormai nota la predominante produzione di shale oil americano che ha battuto i record, attestandosi come la maggiore al mondo, il presidente degli Stati Uniti è riuscito in una parte del suo scopo. «Le scorte di petrolio greggio degli Stati Uniti sono aumentate la scorsa settimana, raggiungendo i massimi da luglio 2017» ha detto l’Amministrazione di informazione Energetica del governo USA.
L’altro fronte caldo inaugurato dal Presidente è quello mediorientale, l’obiettivo è quello di annientare l’esportazione di greggio iraniano e colpire l’economia del paese. Strategia che ha visto l’introduzione di pesanti sanzioni e divieti (anche verso gli alleati) in merito all’acquisto di petrolio dall’Iran. Attacchi ai quali l’Iran non ha accettato di piegarsi, accrescendo l’escalation che sta portando forte preoccupazione nell’area e all’interno della comunità internazionale. 

Ti può interessare anche: Petrolio e Trump.

IL QUADRO GENERALE

A pesare su questa già grave scenario, il caos in Libia e la situazione altrettanto vacillante del Venezuela rendono più insidioso il percorso di riforme attuato dall’OPEC.
Il cartello composto dai paesi produttori più la Russia in un meeting informativo della settimana scorsa, ha analizzato l’attuale situazione di mercato.
Infatti, nel prossimo meeting dell’Organizzazione a Vienna, bisognerà capire se lo stato di cose porterà a correggere il tiro sui tagli o dovrà mantenere le condizioni per evitare un calo troppo brusco del prezzo.

A questo si associano i ritocchi per quanto riguarda le stime di crescita dell’economia globale e la presenza di greggio “alterato” proveniente dalla Russia che molti compratori non vogliono. Questo perché il greggio proveniente dalle regioni russe vede la presenza di cloruro organico che richiede quantità di greggio “pulito” per essere diluito e non provocare danni agli impianti di raffinazione.
Alle scorte di greggio già alte, inoltre, sono state registrate scorte ben più alte del previsto per quanto riguarda la benzina. Proprio il maggior prodotto derivato dal petrolio registra un numero di barili ben al di sopra (3,7 milioni) contro un calo aspettato di -899 mila barili.

Fattori speculativi a parte, la fondamentale gioca un ruolo profondamente importante in questo contesto.

 

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