Scienze Cognitive: Il significato della parola che pensiamo di conoscere corrisponde in realtà a qualcosa di diverso.
Negli ultimi decenni, le scienze cognitive hanno fatto notevoli sforzi nel capire come il significato della parola è rappresentato, processato ed acquisito. Quando un bambino impara a chiamare gli alberi con il nome albero, ha imparato il significato di albero, il concetto di albero o entrambi? In letteratura, molti studiosi utilizzano il termine significato o il termine concetto in modo del tutto casuale, senza che ci sia un’apparente motivazione nella scelta; altri autori utilizzano o l’uno o l’altro in modo intercambiabile.
Ciò che realmente importa non è tanto capire quale dei due termini sia giusto usare, quanto capire cosa significhino. Con il termine significato ci riferiamo alle componenti semantiche delle parole, vale a dire gli elementi linguistici che conferiscono un significato alle parole. I concetti sono le rappresentazioni mentali di classi di entità. In pratica sono la nostra nozione di tutto ciò che crea il mondo intorno a noi.
La rappresentazione del significato.
Da un punto di vista psicologico, le persone possiedono un qualche tipo di rappresentazione mentale che regola il modo in cui utilizzano i termini. I significati della parola sono costruzioni puramente linguistiche, come nel caso delle proposizioni relative e i fonemi; chi non conosce alcuna lingua non può conoscere né fonemi né proposizioni. Non potrebbe coglierle, ma diverso sarebbe per le scienze cognitive.
Questa spiegazione tuttavia prende in considerazione solo l’aspetto linguistico e non il fatto che esiste un “linguaggio del pensiero” con cui pensiamo il mondo; in linguistica si assume che ogni individuo di una comunità condivide gli stessi significati delle parole. Come sostengono alcuni studiosi (Fodor <1975>), le persone possono avere concezioni diverse sugli oggetti, anche se condividono gli stessi significati delle parole. Inoltre, l’idea personale circa un oggetto dipende da vari fattori quali il contesto, l’umore e così via, mentre il significato delle parole rimane relativamente costante.
Le idee sono fugaci, i significati no. Il fatto che ciascuno di noi possa intendere, con una parola, qualcosa di diverso da qualcun’altro, rappresenta un punto a favore per l’ipotesi che i significati della parola si costruiscono a partire dai concetti.
Lo studio delle lingue si è rivelato sempre più uno strumento fondamentale per comprendere non solo le culture ma anche le particolarità e le soggettività psicologiche. Non basta dire che siamo diversi dai francesi solo perché siamo italiani ma lo siamo innanzitutto nella nostra mente e nel nostro mondo interiore.
L’esistenza di migliaia di lingue nel mondo è la prova che siamo noi che creiamo il mondo circostante e lo definiamo, lo etichettiamo, lo mutiamo. L’evidenza più forte deriva dal fatto che anche i parlanti di una stessa lingua possono concepire e creare un mondo personale fatto di significati del tutto soggettivi, trasmessi di generazione in generazione.
Aspetti culturali del significato della parola.
L’esistenza di etichette lessicali che riflettono i significati non è arbitraria ma correlata alla struttura del mondo. Alcuni studiosi hanno dimostrato che esiste una corrispondenza tra sistemi popolari e sistemi scientifici di classificazione biologica, suggerendo che vi sia alla base un processo classificatorio universale. Le configurazioni in natura, che sono principalmente morfologici, sono talmente evidenti e palesi che non possono non essere riconosciuti.
Sul lato opposto della teoria del significato come struttura della realtà, troviamo la teoria del relativismo linguistico. Secondo questa teoria, le lingue dividono il mondo in modo del tutto arbitrario e non universale. In questo modo, i significati che le parole codificano variano senza vincoli da lingua a lingua, con conseguenti differenze nelle esperienze cognitive dei parlanti.
“Le lingue non differiscono solo nel modo in cui costruiscono le frasi ma anche nel modo in cui spezzettano la natura per poter prendere gli elementi da collocare in quelle frasi. Questo sgretolamento ci conferisce le unità del lessico… da questi più o meno termini distinti, noi attribuiamo una separazione semi-fittizia a parti di esperienza”. (Benjamin Lee Whorf).
Significato della parola..
Il significato che abbiamo attribuito nel tempo ad alcune parole, acronimi e non, non è quello che avevano in origine. Alcuni neologismi hanno un’etimologia precisa e verificabile, alcune delle parole che usiamo correntemente sono solo figlie di un guizzo creativo, e non hanno alcun senso apparente. Prendiamone qualcuna in esempio:
OK —> Secondo lo Smithsonian Institute, le origini di OK, la parola più comune della lingua inglese ma adottata anche da altre lingue, italiano in primis, non sono del tutto chiare. Ma una teoria comune e altamente plausibile è che sia stata coniata come un gioco di parole, senza un significato reale. OK potrebbe derivare dal gergo dei militari (inglesi o americani) inviati in perlustrazione per contare o recuperare i corpi dei soldati rimasti uccisi in battaglia. Di ritorno dalla perlustrazione, per comunicare tempestivamente il numero, scrivevano su una bandiera la cifra, seguita dalla lettera K (killed che in inglese significa “uccisi”): se nessuno fosse morto sventolavano la bandiera con scritto “O K”, ossia zero soldati uccisi.
PERSONA —> In latino, “persona” indicava non l’individuo umano, ma propriamente la maschera teatrale che gli attori indossavano durante le rappresentazioni. Come si è passati dal significato originario a quello attuale, dalla maschera a l’uomo? La ragione è da ricercarsi nella concezione del teatro che vigeva nell’antica Roma. Le maschere romane erano simili a quelle greche, coprivano l’intera testa e avevano caratteri somatici molto marcati in modo che gli spettatori potessero riconoscere immediatamente il personaggio. Di conseguenza da «maschera teatrale» la parola ha preso il valore di individuo non specificato, corpo, fino ad acquisire l’attuale significato di «individuo della specie umana».
INTELLIGENZA —> Il termine intelligenza deriva dal latino intelligere ossia intendere, composto dall’avverbio intus (dentro), e legere (leggere). L’intelligenza è dunque la capacità di “leggere dentro”, di immedesimarsi nella realtà e saperla comprendere nel profondo.
Del resto nell insieme di un sistema pensante scorgono le scienze cognitive.
Se ti è piaciuto l’articolo continua a seguirci sul nostro giornale online di notizie, news e molto altro.