Riforma pensioni: un analisi dell’impatto delle elezioni europee sul tanto atteso riordino legislativo nel settore del previdenziale.
Riforma pensioni: un tema tanto caldo e attuale che interessa gran parte della popolazione Italiana. Non sono pochi infatti i famosi “esodati” che la riforma fornero ha causato qualche anno fa sul fronte pensionistico. In Europa, ma soprattutto in Italia, ormai da tempo si necessita di una riforma pensioni. Questa esigenza è dettata da un sistema scricchiolante nei suoi meccanismi. Il Bel paese in termini di occupazione e crescita non riesce a stare al passo con i paesi concorrenti. Altro fattore molto incisivo è la mancanza di fiducia, nei confronti di un sistema precario, nei programmi politici, nelle istituzioni e nelle prospettive future.
La difficoltà, sempre più accentuata di un ricambio generazionale.
“È sempre più difficile nel nostro paese andare in pensione al giorno d’oggi, ma soprattutto non è facile inserire i giovani nel mondo lavorativo, generando quello che è il ricambio generazionale”. Queste frasi di comune detto giornalistico hanno ormai invaso in maniera quasi ossessiva tutte le tematiche dei mass media, dei programmi televisivi e delle testate giornalistiche . È diventato punto nevalgico di tutte le argomentazioni di carattere socio economico ma sopratutto politico, divenendo un forte strumento di trattazione, soprattutto per ottenere consenso politico dalle masse durante le campagne elettorali. A ogni modo bisogna capire qual è la categoria di lavoratori più a rischio nel nostro sistema paese. Ovvero quella categoria di lavoratori che tanto ansiosamente attendono una riforma pensioni.
Di quale categoria di lavoratori stiamo parlando?
Più che di una categoria bisognerebbe parlare di una fascia d’età. Non è tanto infatti, l’artigiano, l’agricoltore, il commerciante piuttosto che il libero professionista a essere minacciato da una mancanza di riforma pensioni. A essere particolarmente esposto, in questo buio periodo che il nostro paese sta vivendo è appunto la persona di mezza età. Più precisamente ci riferiamo al lavoratore medio che si trova a circa tre terzi della sua carriera. Una riforma pensioni è tanto auspicata da questa fascia di popolazione. Stiamo infatti parlando d’individui che ancora non hanno maturato contributi a sufficienza per smettere di lavorare, dando spazio all’inserimento dei giovani nel mondo del lavoro. Allo stesso tempo non hanno abbastanza competenze e conoscenze per rimettersi in gioco e ripartire da capo in un nuovo settore.
Un problema non solo legislativo, ma culturale e di carattere sociale.
D’altronde l’Italia è famosa per la difficoltà che si riscontra nel cambio di professione. Il nostro paese è famoso al mondo per la sua cultura fortemente statalista, e poco incline all’innovazione e all’iniziativa imprenditoriale. Si pensi a tutti coloro che lavorano nei privati, nelle aziende e ditte individuali. La chiusura delle aziende infatti, causata dalla recessione economica ha lasciato disoccupata tanta gente che, in un periodo pregresso con altre legislazioni sarebbe già andata in pensione. A ogni modo, l’oggetto di questo articolo riguarda la riforma pensioni rapportata al risultato delle elezioni delle istituzioni europee. Dunque senza ulteriori allunghi ci addentriamo nel prossimo paragrafo in un’analisi da un punto di vista politico.
Come le europee hanno influenzato la riforma pensioni ?
Bisogna comunque premettere, che nel corso della campagna elettorale, nessun programma specifico, è stato esteso in merito alla riforma pensioni. Questo tema invece, ha assunto maggiore importanza nelle elezioni politiche del marzo 2018. La motivazione che scaturisce da questa lacuna nel programma politico è abbastanza logica e intuitiva: non esiste un sistema pensionistico unico europeo. Ma soprattutto non sembrano esserci i presupposti per introdurlo nel medio periodo, di conseguenza non si può parlare di una riforma politica. Quindi appare chiaro come la questione debba essere trattata in casa, in quanto è oggetto delle dinamiche macroeconomiche di ogni singolo Stato.
Bisogna anche dire che il sistema pensionistico Italiano è abbastanza articolato ed è frutto di una serie di dissennate e illogiche riforme. In Italia inoltre non esiste un sistema previdenziale unico, visto che ci sono varie categorie professionali, che godono di regole differenti rispetto l’une dalle altre.
L’ Europa a ogni modo è univoca su questo sistema in tre punti fondamentali. Questi tre punti fermi dal quale si estrinseca il sistema legislativo in tema pensioni, al quale tutti i singoli Stati devono attenersi quando approvano una riforma pensioni che modifica il proprio assetto previdenziale:
- sostenibilità: nonchè capacità del sistema pensionistico di pagare le pensioni;
- adeguatezza: capacità delle rendite pensionistiche di assicurare il minimo vitale, ovvero un esistenza decorosa.
- risparmio previdenziale: per assicurare entrambi i punti precedenti.
Come procedere e quale scelte prendere…
Per garantire sia l’adeguatezza, ma soprattutto maggiore omogeneità con la riforma pensioni di oggi – ma soprattutto di quelle di domani – negli ultimi anni tutte le riforme in materia previdenziali applicate dai Governi nazionali hanno visto un allungamento dell’età pensionabile, la quale viene legata alle aspettative di vita.
Così è stato per l’Italia con la riforma Fornero del 2011 seppur considerata una “doccia fredda” da tanti economisti e politologi. Questa fu approvata per rientrare nei stringenti canoni guida dettate dall’Europa.
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