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PUTIN DICHIARA: “State pronti alla Guerra”. Inizia corsa agli armamenti?

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Putin avverte: “State pronti alla guerra”. Mentre le aziende della difesa sono pronte ad aumentare la produzione militare.

Vladimir Putin avverte tutte le aziende della difesa. Lo fa con toni seri, come nel suo stile. Il Presidente russo avrebbe chiesto a tutte le aziende statali e private impegnate nella Difesa ad essere “pronte a commutare rapidamente la loro produzione“.

La causa sarebbe una possibile guerra. Putin ha così argomentato le motivazioni dinnanzi agli alti funzionari del Cremlino, lo scorso mercoledì. Notizia passata in sordina sui canali più noti. Il presidente ha chiesto a tutte le società di essere sempre pronte ad aumentare la produzioni di armi, in caso venisse impartito un ordine diretto dalla presidenza. 

I toni di Putin devono preoccuparci?

In realtà Putin ha tutto un suo stile, che piaccia o meno. In sostanza, precisa dopo, “la capacità dell’economia di aumentare rapidamente la produzione di sistemi d’arma al momento giusto e una delle più importanti condizioni per garantire la sicurezza dello Stato”.

Soprattuto, crediamo, quando si tratta di una delle economie più importanti di tutto il Pianeta. Il presidente Putin ha spesso lasciato giornalisti e cronisti di stucco per esternazioni tipiche del suo modo di essere: decise, convinte, serie.

Il presidente ha poi continuato affermando che tutte le società strategiche devono essere pronti alla chiamata della Patria. Si tratti di aziende private o statali.

Bisogna aver paura?

Noi riteniamo di no. Il Presidente russo ha poi tagliato corto senza alcune specifiche del caso (fortunatamente). A chi dovrebbe dichiarare guerra la Russia? Da chi dovrebbe difendersi? Domande rimaste senza una risposta. Ma nulla di nuovo. Potrebbe essere un discorso di routine. Tutte le grandi economie del pianeta destinano una cifra del loro bilancio per la difesa. Anzi mi preme specificare che, negli ultimi anni, la Russia ha investito solo 20.000 miliardi di rubli per la difesa (340 miliardi di dollari americani).

Questa cifra resta ben lontana da quella del Pentagono, che ostenta un bilancio di ben 700 miliardi di dollari, con un super Trump sempre sul piede di guerra. In realtà nelle spese di bilancio del Cremlino bisogna considerare la sostituzione del 70% dei sistemi d’arma (arei, carri armati, navi, sottomarini, missili). Il tutto avverrà entro il 2022.

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