Dopo l’abbandono degli USA dall’accordo sul nucleare iraniano e il ripristino delle sanzioni, gli analisti ipotizzano un’accelerazione del rally delle quotazioni fino ai 100$ al barile.
Uno scenario possibile, ipotizzato anche dalla Bank of America, per via della compensazione dell’offerta a causa del blocco delle forniture dall’Iran. Tuttavia, l’OPEC e la Russia non restano a guardare gli eventi…
QUOTA 70
Rispetto ai livelli toccati venerdì, il greggio apre la seduta odierna a 70,45$ al barile con il brent che si attesta sotto i 77$ a quota 76,70$.
Cifra che, comunque, mantiene il petrolio ai massimi degli ultimi 3 anni e che per gli analisti apre la strada agli scenari più vari.
L’aumento dei prezzi può ripercuotersi sui redditi delle famiglie e i consumi in generale, anche per il settore industriale che risente dell’aumento dei costi energetici.
Situazione che, ovviamente, non dispiace agli esportatori ma che colpisce i maggiori importatori come la Cina (uno dei maggiori su base globale) con ripercussioni a livello mondiale su inflazione e pil.
LA QUESTIONE IRANIANA
La decisione del presidente Trump e il conseguente avvio delle sanzioni dovrebbe ripercuotersi sull’output di greggio iraniano e comportare una riduzione considerevole dell’offerta di petrolio. Questo è alla base della recente corsa del prezzo avvenuta la scorsa settimana, anche se il suo “peso” giustifica solo una parte di questa reazione.
Infatti, nonostante questo, i paesi che hanno mantenuto l’accordo continuano a mantenere i loro acquisti di greggio iraniano. Inoltre, i paesi OPEC provvedono a calmierare l’offerta riequilibrando la produzione senza comportare grossi rischi per il mercato.
LE PROSPETTIVE
Le ripercussioni sull’economia globale di una possibile quota di 100$ al barile, causerebbero aumento dell’inflazione e dei prezzi e di conseguenza anche le banche centrali sarebbero costrette a limitare le loro politiche monetarie.
L’aumento del prezzo, al momento, non dispiace comunque allo shale oil americano visto che, contrariamente alle passate previsioni, non comporterebbe rischi per l’economia USA.
In ogni caso, c’è da attendere il meeting OPEC di giugno a Vienna, per capire quale verso prenderanno le politiche produttive e le relative conseguenze.