La quotazione petrolio continua a toccare sempre nuovi minimi, portando il prezzo al livello più basso degli ultimi 17 anni. Il barile risente dell’emergenza coronavirus e il dissenso interno all’OPEC +. Intanto, gli analisti rivedono ancora a ribasso le loro stime.
Petrolio: il calo di domanda
L’attuale contesto economico mondiale dominato dal diffondersi della nuova pandemia di Covid19 ha messo in ginocchio tutti. Il settore petrolifero sta risentendo della combo disposta da questa emergenza e il disfacimento delle politiche produttive dell’OPEC.
Lo stop del mondo produttivo e il drastico calo della domanda, si interfaccia con un aumento spropositato dell’offerta. Infatti, il venir meno dell’accordo del cartello e la forte presenza di petrolio americano stanno ci hano portato a questa situazione. Al momento della scrittura di questo articolo, il prezzo del WTI si attesta sotto i 26 dollari in apertura e il Brent in calo sotto i 28,30 dollari.
Il dramma dell’OPEC e lo scontro con la Russia
Il prezzo del petrolio ha risentito, in gran parte, dello scontro avvenuto all’ultimo vertice dell’OPEC a Vienna ai primi di marzo. Infatti, la Russia ha abbandonato il sodalizio dopo 4 anni di cooperazione che hanno permesso all’organizzazione di tenere sotto controllo la produzione e il prezzo. I dissapori con l’Arabia Saudita, leader de facto del cartello, hanno spinto l’alleato russo a rivedere le sue posizioni.
Un 60esimo compleanno dell’OPEC che ha ben pochi motivi per essere festeggiato. Proprio i sauditi hanno deciso di inondare il mercato di greggio a prezzi bassi. Questa interruzione e il venir meno del sostegno dello storico alleato esterno, che accusa Riyadh di voler favorire gli americani con questa mossa. Ma in questa partita a scacchi, il tentativo di pressione verso i russi non ha sortito gli effetti sperati. Le contrazioni del prezzo, tuttavia, non sono a favore di nessuna parte in campo.
In sostanza, gli arabi si preparano a inondare l’Europa di petrolio a prezzo scontato. Dovremmo aspettarci un’ondata di barili a 20 dollari sul vecchio Continente che, come ben sappiamo, è un tradizionale cliente del gigante russo.
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Il problema delle scorte
Altro problema che si pone all’orizzonte è lo stoccaggio del greggio. Infatti, secondo i maggiori compratori di materia energetica, la pandemia di coronavirus potrebbe contrarre sensibilmente la domanda. E la guerra dei prezzi con crollo prezzo petrolio di cui parlavamo non farà altro che aumentare le forniture oltre le capacità di assorbimento del mercato.
Il blocco principale sarà registrato nei principali paesi industrializzati, come la paralisi dei più importanti poli commerciali tipo Londra e New York.
Per chi effettua lo stoccaggio di petrolio a prezzi bassi questa può rivelarsi un’ottima opportunità. Tuttavia, gli stock dell’industria petrolifera potrebbero risentire ulteriormente di questo crollo dei prezzi e dover rivedere la funzione degli impianti. È altamente probabile, infatti, che saranno i margini ridottissimi a costringere le imprese petrolifere a fermarsi. I maggiori commercianti stimano che la domanda potrebbe ridursi ulteriormente di altri 5 milioni di barili al giorno. E l’intensificarsi delle tensioni tra i paesi produttori potrebbe portare il surplus a ben oltre 8 milioni bpd.
Saudi Aramco e la vision sul petrolio per il 2020
In tutto questo caos, è proprio la compagnia petrolifero di stato Saudi Aramco a risentire sui suoi bilanci degli effetti della “guerra” dei prezzi. Proprio domenica, i vertici hanno dichiarati che i profitti rispetto allo scorso anno hanno subito una flessione del 20%, a 88,2 miliardi di dollari.
Infatti, per il 2020 ci si aspetta un’altra annata tragica per il settore, con i prezzi ormai dimezzati e una domanda che continua ad assottigliarsi per il Covid19. Lo scontro con la Russia sta ulteriormente pesando sulla compagnia con ripercussioni sul suo fatturato.