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Petrolio a 100 $ con vento di guerra in Ucraina

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Petrolio a 100 $? Possibile se si considera che il porto di Odessa, in Ucraina appunto, svolge un ruolo chiave nella fornitura di gas e petrolio all’Europa Orientale. Nel caso di una guerra le risorse naturali potrebbero andare incontro ad un forte apprezzamento che andrebbe a ripercuotersi anche sui mercati mondiali.

Il problema cardine rimane la minaccia di un conflitto tra Russia e Ucraina prima, per poi andare incontro ad una pericolosa escalation che vedrebbe coinvolta anche la NATO. Ora con queste tensioni, i rumors per i mercati non mancano. Quello più considerevole, al momento, riguarda l’interruzione delle forniture di risorse naturali al mercato planetario. Cerchiamo di capire cosa tenere in considerazione dal punto di vista fondamentale. 

Petrolio a 100 $… cosa è successo?

I futures del Brent, che rappresenta il benchmark quando si tratta di prendere in esame i mercati energetici internazionali, hanno goduto di un apprezzamento del 2,3%, raggiungendo il prezzo di $ 97,60 al barile. Precedentemente si era anche visto il raggiungimento della soglia calda dei 99,50$ al barile. Si tratta di una resistenza toccata l’ultima volta nel 2014. 

Sul mercato Europeo il Gas Naturale vede un apprezzamento dell’11%, sforando di poco gli 80,50€. Il tutto dopo che la Germania ha deciso di interrompere l’approvazione del famoso gasdotto Nord Stream 2, come risposta alle recenti scelte di Vladimir Putin in merito alla questione Ucraina.

Il Nord Stream 2 è un tubo sottomarino che crea un collegamento diretto tra Germania e Russia. Anche Gazprom PJSC (nota azienda energetica russa) ha risentito della situazione. In borsa il tutto si è tradotto in un -14,63%. I trader e gli analisti sono però convinti che, con l’aumentare della tensione, potranno essere tagliate anche altre rotte.

Ma non solo in Europa! Anche in USA nella giornata di Martedì i prezzi del gas naturale hanno visto un aumento, seppure più contenuto, rispetto all’Europa. Guardando ai future ci accorgiamo di come l’implemento sia del 3,8%. Ma non solo le risorse energetiche: materie prime, metalli, grano… il valore di tutto ciò che l’Ucraina esporta in grandi quantità sta aumentando esponenzialmente. 

Il prezzo delle materie prime continua quindi ad aumentare vertiginosamente, con un’inflazione che rischia di arrivare alle stelle, essendo direttamente correlata al prezzo del petrolio.

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Putin, le dichiarazioni, il petrolio che schizza a 100 $

Ieri Vladimir Putin ha riconosciuto l’indipendenza delle due regioni separatiste di Donetsk e Luhansk. Scelta condannata dagli USA che, per bocca di Joe Robinette, ha annunciato gravi ripercussioni e sanzioni mai viste contro la Russia. La decisione di Putin ha suscitato indignazione in tutto il mondo occidentale. Infatti tutti i portavoce europei sbandierano, ormai da giorni, un imminente attacco da parte della Russia contro l’Ucraina. In realtà la scelta di riconoscere l’indipendenza di due regioni separatiste appare come un pretesto per inviare le truppe sempre più vicino s Kiev. 

Da Berlino la notizia del blocco della certificazione del gasdotto Nord Stream 2. Si tratta di un motivo di forte attrito tra il governo americano e il governo tedesco, da anni. Ora questo famoso tubo, che era ancora in attesa di autorizzazione, per condurre il gas direttamente dal Mar Baltico, era in attesa delle certificazioni da parte delle autorità di regolamentazione europee. Documenti che, a quanto pare, sono stati bloccati. Ciò comporta che la Germania, senza un approvvigionamento extra di gas dalla Russia, dovrà trovare dei corridoi alternativi per poter continuare a garantire una fornitura energetica adeguata nel corso dell’inverno 2022-23. Si tratta di un problema che non può essere sottovalutato.

Adempiendo ai suoi obblighi contrattuali Gazprom ha deciso di ridurre i flussi di gas per tramite di rotte alternative per l’Europa in questi ultimi tempi. Si tratta di uno dei motivi che ha causato il rialzo dei prezzi del Gas nelle scorse settimane. Livelli altissimi che stanno minando ai già precari equilibri politici creatisi in Europa sotto lo spauracchio della pandemia. Nel 2021 la Russia aveva preventivato un aumento delle esportazioni di gas proprio grazie alla partenza dei flussi del Nord Stream 2. E adesso? Situazione complessa. Vediamo il perché. 

Che succede?

Le sanzioni alla Russia, annunciate da giorni, vedranno la luce a breve. E con esse la possibilità di vedere il Petrolio anche sopra a 100$. C’è un però: come ci si regola se, in realtà, bisogna preservare un equilibrio già precario per evitare rivolte tra i cittadini Europei già vessati da due anni di chiusure, lockdown e ansia perenne? Il taglio delle forniture di gas russo alla Germania è una mossa che andrebbe sicuramente a danneggiare l’economia russa, ma di riflesso gli effetti negativi si ripercuoterebbero anche sugli stessi stati Europei e sugli Stati Uniti. Un ulteriore aumento dei prezzi sarebbe sostenibile? Aziende e imprese, come potrebbero rimanere a galla considerati i prezzi dell’energia, che hanno toccato massimi mai visti?

Se si blocca il gas russo, il prezzo sul mercato avrà un impatto a livello mondiale. Questo perché quasi il 40% del fabbisogno europeo di Gas Naturale viene soddisfatto proprio dalla Russia come dimostrano i dati del 2020. Nell’Europa nord occidentale i prezzi del gas si sono quintuplicati, specie dopo che Gazprom PJSC negli ultimi mesi ha iniziato a ridurre le esportazioni.

I risvolti

Nella giornata di martedì 22-02-2022 il Presidente Russo Vladimir Putin ha dichiarato che le forniture di gas non saranno interrotte. A riferirlo anche una nota agenzia di stampa statale. Secondo i più arguti analisti delle testate di settore, con la prima tanche di sanzioni non dovrebbe essere compromessa la fornitura di gas. Il problema è che queste sanzioni potrebbero avere ripercussioni sull’economia russa. Per questo motivo per i commercianti potrebbe addirittura risultare difficile fare affari con la Russia. Eventuali provvedimenti dei governi occidentali potrebbe rendere complesso anche il mero processo di pagamento di un carico. In ogni caso, quindi, si potrebbe assistere ad un implemento dei prezzi. 

Petrolio a 100

Il Petrolio a 100 $ con la crisi Ucraina è realtà. In caso di conflitto anche oltre. Siamo arrivati ai massimi del 2014. La domanda è tornata a salire dopo essere crollata vertiginosamente con l’arrivo della pandemia.

I prezzi del greggio sono saliti ai loro massimi dal crollo del 2014 indotto dallo scisto dopo che la domanda è tornata dai minimi toccati durante la pandemia. Poiché i produttori dell’Organizzazione dei paesi esportatori di petrolio, gli Stati Uniti e la stessa Russia hanno lottato per pompare più petrolio o hanno optato per la moderazione, le scorte sono state vagliate.

“Non credo che verrà imposto un divieto totale di esportazione.” 

Ad affermarlo al Wall Street Journal è Tamas Varga, analista presso PVM Oil. I prezzi della benzina sono alle stelle e gli USA si preparano alle loro elezioni di metà mandato con il consenso di Biden ormai sotto i piedi.

“La domanda più importante è: come sta la Russia hai intenzione di reagire? Non c’è nulla che possa impedire loro di limitare le forniture in Europa o in qualsiasi altra parte del mondo”.

Petrolio a 100 $: l’altra faccia della medaglia

E se ad interrompere le forniture fosse proprio la Russia? L’Europa orientale e centrale tende ad approviggionarsi il petrolio greggi degli Urali, creando quindi un cordone ombelicale con la Russia, essendo il primo greggio che passa dall’oleodotto Druzhba, attraversando il territorio ucraino raggiungendo quindi l’Ungheria, la Repubblica Ceca e la Slovacchia. Per ciò che riguarda il petrolio russo l’Europa usufruisce giornalmente di 2,7 milioni di barili a cui vanno aggiunti 1,1 milioni di barili ogni giorno di prodotti già raffinati.  I dati sono riportati da S&P Global Platts.

Ad oggi, nonostante  non faccia parte dell’OPEC, la Russia sta sul podio dei produttori di Petrolio in tutto il mondo, al terzo posto. Oltre a ciò la Russia è anche uno dei maggiori esportatori del pianeta di nichel, metalli preziosi e alluminio. Qualora venissero interrotte le esportazioni russe, le conseguenze potrebbero essere drammatiche, proprio perché il momento attuale è molto delicato, con prezzi ormai già super inflazionati.

A risentirne potrebbero anche essere i mercati agricoli. Questo perché un’escalation tra Russia e Ucraina andrebbe ad incidere anche sul prezzo del grano. Le esportazioni provenienti dal Mar Nero potrebbero essere a rischio. Secondo i dati del Dipartimento dell’Agricoltura degli USA, la Russia è il quarto produttore di grano al mondo (considerando l’Europa come unico continente). Ci sono intere nazioni che basano il loro approvvigionamento solo sulla Russia; tra questi ricordiamo il Libano, la Turchia o l’Egitto. Un qualunque tipo di interruzione comporterebbe un aumento vertiginoso del prezzo del pane, già aumentato nel corso degli ultimi mesi per via della dilagante inflazione.

Oggi i futures del grano hanno visto un apprezzamento del 2,4% segnando 8,20 lo staio. Dando un occhio a Chicago si denota che martedì i prezzi del mais hanno visto un apprezzamento dell’1,4% raggiungendo i 6,61 dollari lo staio.

E i metalli?

Se il Petrolio va a 100 $, bisogna spostare l’attenzione anche su altri mercati. Dando uno sguardo ai metalli vediamo come l’alluminio, con un aumento dell’1%, si sia fermato ai 3.324$ la tonnellata, come si denota sul London Metal Exchange. Il Nichel invece, indispensabile per la creazione delle batterie di veicoli elettrici, ha toccato i 24.675$ la tonnellata. Prezzi che sono già andati incontro ad importanti apprezzamenti in questi ultimi tempi, quando gli utenti hanno fiutato un aumento dei prezzi futuro e hanno approvvigionato delle scorte per far fronte a scarse forniture in futuro. Già tante fonderie Cinesi e Italiane hanno tagliato la produzione per via dell’aumento dei prezzi di materie prime ed energia.

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