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Perchè una Banca fallisce? Ecco i veri motivi

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Una domanda difficile … 

Perché una banca fallisce? Non è di certo facile poter dare una risposta breve e spicciola ad un quesito di questa portata. Infatti nessuno si è mai cimentato nel dare un responso accademico e scientifico. Alla luce della recente vicenda su Banca Carige (Leggi l’articolo), ho deciso di cimentarmi nell’arduo compito di dare una risposta partendo dal principio.

Una storiella: correva l’anno 1970. 

La Banca delle Hawaii decise di aprire una sua filiale sull’Isola di Yap. L’Isola di Yap si trova nella Micronesia, un luogo abbastanza sperduto e recondito. Arrivati a quel punto il problema era un altro: come convinciamo gli abitanti dell’isola a depositare il loro denaro nella banca in un contesto sociale abbastanza regresso? Il funzionario di banca Dominic B. Griffin ci narra che “si tennero delle riunioni con gli abitanti dell’isola, e partimmo dalle cose elementari”. Nella sua testimonianza Griffin continua a spiegare che “nelle economie di sussistenza, tutto può essere denaro. Il nostro compito fu spiegare perché un maiale, una pietra, non erano denaro, e perché una firma su un pezzo di carta lo era”.

Perché ho voluto riportare questo esempio?

Per esprimere un concetto basilare: la moderna attività bancaria si basa sulla fiducia, la fiducia che le persone — sia i singoli che aziende — hanno nelle banche, con le quali fanno operazioni commerciali, e negli organismi che le appoggiano.

L’isola di Yap, in realtà, deteneva già un sistema bancario: una banca del denaro di pietra. Vediamo i fatti nel dettaglio: per secoli e secoli nella cultura isolana venivano utilizzate, come moneta corrente, delle grandi ruote di pietra (RAI). In realtà, dunque, il sistema alla base era totalmente diverso rispetto al nostro contemporaneo concetto di economia. Le ruote di pietra non hanno bisogno di banche, di camere blindate. Sono li, le puoi toccare e vedere; appoggiato su alberi, muri, spiagge. Queste ruote venivano estratte nelle cave delle isole di Belau (Palau), a sud-ovest di Yap.

Come si determinava il loro valore? Sicuramente in funzione della grandezza, e quindi alla difficoltà di ottenerle e trasportarle a Yap grazie a delle piccole imbarcazioni. Il denaro di pietra ha un’altra caratteristica: non viene mai spostato. Ciascun isolano conosce tutti i pezzi presenti nell’Isola e la loro relativa storia. In realtà assieme alla pietra veniva trasferita l’intera proprietà da una famiglia all’altra con l’acquisto di terre e beni.

Dall’età della pietra a quella della carta stampata. 

Ed ecco che torniamo al 1970: la banca arriva a Yap. Ma come fai ad intraprendere un’attività bancaria se non esiste la domanda? Semplice: la si crea. E quindi ebbe inizio un lavoro di rieducazione. Dalla pietra all’attività bancaria elettronica ci sono tutta una serie di cose da dover introdurre: diffondere l’idea di conti correnti piuttosto che di depositi a risparmio. E poi il concetto di mercati finanziari, di buoni del tesoro, cambi con l’estero, spread o vaglia telegrafici. In buona sostanza: gli abitanti di Yap furono costretti a imparare a dar valore a dei pezzi di carta sulla base della fiducia nella banca. A differenza delle pietre, da quel momento, avrebbero maneggiato del denaro senza poterlo effettivamente vedere. Che quel pezzo di carta avesse un valore era stata la banca a deciderlo. 

Arrivati a questo punto inizia il bello: nulla cambia tra noi e Yap. In tutto il mondo le basi del sistema sono le stesse. E questo accade perché nessuno chiede o ha mai chiesto ad una banca di mostrargli il proprio denaro. Oggi, più che mai, tutte le operazioni avvengono elettronicamente, o per mezzo di assegni e bonifici. In sostanza: i clienti nutrono fiducia che la propria banca di riferimento, consegnerà e quindi trasferirà i fondi promessi a richiesta o quando eventuali depositi vincolati diventano esigibili. 

Fino a qui tutto ok, ma dove sta il problema? Perché un banca fallisce? 

Il problema è che le banche detengono all’interno delle loro camere blindate solo ed esclusivamente il contante necessario per soddisfare i normali prelievi quotidiani dei clienti. L’esperienza e la mole di clienti fornisce alla banca gli elementi necessari per capire quanto contante occorre in una giornata, piuttosto che in un’altra. Nel caso di grossi prelievi, addirittura, i soldi vanno prenotati per tempo.
La domanda è: dov’è tutto l’altro denaro? 

L’attività bancaria pura 

Partiamo col dire che le banche non sono altro che imprese commerciali. Mi spiego meglio: le banche concludono affari con lo scopo di lucrare. La differenza sostanziale è che mentre le aziende svolgono la propria attività imprenditoriale su un prodotto, il prodotto della banche è il denaro. Questo significa che le banche prendono in prestito il denaro da un cliente e lo danno in prestito ad un altro. Il gioco è semplice: se io banca presto denaro ad un tasso di interesse più elevato di quello che pagano suoi prestiti, io sto realizzando un utile per me, per i depositanti, per gli azionisti e per tutte le spese di gestione. 

Le banche possono creare denaro. Certo, ma come?

Ad occuparsi della fallimento delle banche fu Dennis Turner nel suo “When Your Bank Fails” (Quando la vostra banca fallisce). In questo contesto Turner ci dice: “Il Sistema della Riserva Federale richiede che le banche tengano a disposizione solo una piccola percentuale dei loro depositi. Sebbene la riserva richiesta varii secondo la grandezza della banca e il tipo di depositi, attualmente [1983] la media è dell’8%. Se un depositante versa 100 dollari sul suo conto, la banca può prestare 92 dollari. Chi ottiene il prestito, che spenda il denaro o lo versi in un altro conto in banca, creerà 92 dollari sotto forma di un nuovo deposito. Di questo deposito 84,64 dollari possono essere dati a prestito, mentre 7,36 dollari sono tenuti come riserva. Questo processo di reinvestimento continua, così che con una riserva richiesta dell’8%, un deposito di 100 dollari può generare nuovo denaro per un totale di 1.200 dollari”.

Cosa si evince?

Dalle parole di Turner si può ben comprendere il concetto di riserva frazionaria. È usuale che le banche, dunque, concedano prestiti fino al limite consentito. I problemi iniziano quando si sparge voce che una banca è in difficoltà. In quel contesto i depositanti iniziano a perdere fiducia nella banca stessa. La reazione è inevitabile: i depositanti iniziano a precipitarsi agli sportelli e a chiedere i propri soldi. In quel contesto la banca non potrà soddisfare la richiesta dei prelievi, e quindi i depositi non potranno essere restituiti.

Ecco che la banca fallisce. Le strade sono dunque tre:

  • la banca fallisce (con tutte le conseguenze del caso)
  • il governo salva la banca
  • la banca viene fusa con una banca più forte.

Ci sono altre cause per cui una banca fallisce?

Si, e le vediamo assieme:

I prestiti

Sovente sono i prestiti stessi che mettono in difficoltà una banca. In particolare modo i prestiti a lungo termine e con tassi di interesse molto bassi. In questo contesto, fino a quando l’economia si mantiene stabile e i tassi che la banca paga sul denaro depositato dai clienti o proveniente da altre fonti sono inferiori all’interesse sui prestiti, la situazione rimane stabile. I problemi cominceranno dal momento in cui i tassi pagati sul denaro che riceve salgono. In fase di stretta monetaria, dunque, la banca si troverà nella condizione di dover spendere più di quanto essa stessa guadagna.

I mutui

La situazione degenera quando chi ha ottenuto un mutuo non lo restituisce. Tale inadempienza può portare al fallimento le banche regionali più piccole. Frodi, appropriazione indebite, sono un altro motivo del fallimento delle banche. 

Gli hacker

L’era degli hackers ha reso possibile il furto di fondi. Muovendosi tutto il sistema nel cyber spazio, le banche dovranno sempre utilizzare software al passo con i tempi per evitare il furto e l’appropriazione di denaro. Le Figaro scrisse: “In Europa, le grandi banche sono molto più prudenti con le cifre, non volendo rivelare i loro problemi. Ciò nondimeno ammettono che le perdite che subiscono per frodi computerizzate sono maggiori di quelle causate da rapine e comuni furti con scasso. Le frodi computerizzate sono diventate il flagello dell’economia moderna…Non appena gli esperti di computer scoprono le contromosse, vengono escogitati nuovi espedienti che certuni sfruttano subito a proprio vantaggio”.

La cattiva amministrazione

Un’altra causa è certamente la mala amministrazione e le pratiche commerciali imprudenti. Una banca mal gestita è ovviamente più soggetta a fallire. Se il direttore di una banca inizia ad elargire prestiti non garantiti ad amici e parenti, la banca è mal gestita e a lungo andare sarà soggetta a fallimento. Quando un’amministrazione si sbilancia troppo, in tempi di prosperità, rischia di causare danni alla banca stessa. In molti casi l’avidità e la voglia di guadagnare molto e subito nelle attività speculative, ha portato le banche al fallimento. Una delle cause principali è sicuramente la competizione tra le banche stesse, elemento che induce le banche a correre rischi eccezionali. Cercando di correre ai ripari nel caso di problemi di questo stampo, alcune banche cercano di allettare i depositanti offrendo tassi di interesse insolitamente altri o continuando ad investire quel nuovo denaro depositato in attività rischiose.

Gli investimenti sbagliati

In alcuni stati vi è l’assicurazione sui depositi che tutela i risparmiatori. In sostanza: si tratta di una garanzia che qualunque cosa accada il cliente avrà i suoi soldi indietro. A causa di questa politica molte banche hanno tolto ogni freno, mettendo da parte la prudenza e cimentandosi in attività ad alto rischio. I mercati finanziari sono un’incognita. Se una banca compra una materia prima sui massimi decennali, o comprerà petrolio a 90$ al barile, andrà incontro al fallimento nel momento in cui il prezzo della materia prima o del petrolio scendesse.  Alcune banche, che avevano comprato petrolio nel momento della sua massima prosperità, sono fallite quando i prezzi sono crollati.

Questi sono i problemi più rilevanti che possono portare una banca al fallimento. Questi concetti sono universali e non riguardano solo le banche piccole. Anche i più grandi istituti del pianeta si possono trovare in seria difficoltà. La stragrande maggioranza di essi ha fatto prestiti per il valore di miliardi di dollari al terzo mondo; soldi che non possono materialmente essere restituiti (figuriamoci gli interessi).

In conclusione non concludo

Il numero sempre più elevato di fallimenti bancari nel mondo, la crisi, il risveglio delle coscienze, in questi ultimi anni, sta facendo sorgere delle domande: qual è il futuro del denaro?  La fiducia con la quale ci approcciamo alle banche è mal riposta? Le banche sono sicure? Quanto rimarrà in piedi questo sistema?

A me spetta chiedere. Le risposte sono dentro di voi, con la speranza che siano giuste.

Se ti è piaciuto l’articolo forse ti può interessare l’articolo su Banca Carige: Per Fitch Rischio Fallimento

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