Il presidente iraniano Rouhani in Europa per trovare una nuova intesa. La palla passa a Regno Unito, Germania, Francia e Cina.
SALVARE L’ACCORDO
Per il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, c’è un altro fronte oltre quello commerciale dove le tensioni col resto del mondo non si alleggeriscono.
Un’altra situazione complicata nei rapporti tra nuovo continente ed Europa, dove in questo momento il presidente iraniano si trova impegnato in una serie di visite istituzionali.
Dopo la sua tappa svizzera, Rouhani è approdato, oggi, a Vienna per tentare tutte le strade possibili utili a salvare l’accordo sul nucleare del 2015.
L’uscita degli Stati Uniti, e il ripristino delle sanzioni a partire dal prossimo agosto, vanno nella direzione opposta a quella avviata da Obama, sempre a Vienna, qualche anno fa.
Durante una conferenza stampa con il presidente svizzero, il leader iraniano aveva espresso la sua intenzione di mantenere l’accordo se fosse sarà conveniente.
“Entrambi i paesi ritengono che il JCPOA sia un risultato importante” che “deve essere preservato per il bene della pace e della sicurezza internazionale”, ha detto Rouhani.
Adesso tutto passa alla diplomazia, con i rappresentanti di Francia, Regno Unito, Germania e Cina, e di Helga Schmid per l’Unione Europea.
LE RIPERCUSSIONI
Per Rouhani il compito non è per nulla semplice, non tanto per il lavoro con le cancellerie dei paesi quanto il mantenimento della fiducia delle aziende.
Se il ripristino delle sanzioni rischia di mettere nuovamente alla prova i rapporti diplomatici, la preoccupazione intacca anche le aziende.
Sono infatti molte le aziende europee che hanno investito su programmi di sviluppo nella repubblica iraniana. Investimenti per i quali temono ripercussioni e sanzioni da parte di Washington.
In gioco c’è, ovviamente, anche il settore petrolifero, linfa vitale dell’economia iraniana. Anche se, a detta del presidente iraniano “gli Stati Uniti non riusciranno a tagliare le esportazioni di petrolio iraniane”.