Il governo giallo verde abolisce il numero chiuso per la facoltà di medicina
La notizia è di ieri sera. Nella manovra spunta, a sorpresa, l’abolizione del numero chiuso per l’ingresso alla facoltà di Medicina. Il ministero della salute si è detto “all’oscuro” da questo provvedimento.
I fatti
Al termine della conferenza stampa il governo Conte-Salvini-Di Maio ha annunciato urbi et orbi la fine dei testi di ammissione per la facoltà di Medicina. Per anni e anni i test di ammissione sono stati al centro di critiche, apologie e scandali. Ora, con un colpo di spugna, tutto sembra esser finito. L’ingresso per la facoltà di medicina sarà libero, così come è libero l’ingresso alla facoltà di giurisprudenza o economia.
Gli effetti
Prima di esultare per l’introduzione di questa importante misura, diventa però necessario espletare alcune valutazioni di carattere logistico. Nel 2018 in 67.000 si sono presentati per i testi di ammissione a Medicina. Di questi solo 10.000 hanno avuto le competenze necessarie per superare i test di ammissione. Se, in realtà, tutti e 67.000 si fossero iscritti in Medicina, quali sforzi organizzativi avrebbero dovuto mettere in campo gli atenei?
Il fatto che esistesse il numero chiuso scoraggiava molti giovani studenti, che per timore di essere bocciati, evitavano addirittura di presentarsi. Adesso ciò non rappresenterà più un problema e dal prossimo anni in Medicina potrebbero iscriversi ancora più persone di quelle che normalmente si candidano ai test. In aggiunta anche i “trombati” degli anni passati potrebbero coronare il proprio sogno di correre verso il camice bianco.
Quando avverrà?
È chiaro che i tempi non saranno celeri. Il tutto dovrà essere concordato con i rettori, il Ministero della Salute e il Ministero della Pubblica Istruzione. L’obiettivo di arrivare all’abolizione del test è evidente, ma rappresenta solo ed esclusivamente la summa di un percorso che, senza dubbio, sarà segnato da una serie di tappe intermedie inevitabili. Il problema più importante riguarda l’ampliamento delle borse di specializzazione che attualmente ammontano a sole 7.000 l’anno. È chiaro che, però, fino a quando tutti i nuovi studenti completeranno il corso di studi di 5 anni, ci sarà tempo in abbondanza per poter procedere a destinare fondi per l’istruzione. Tale manovra, inoltre, potrebbe attirare studenti dall’estero che, anziché andare a studiare in Romania o Bulgaria, sceglierebbero l’Italia per intraprendere il proprio percorso di studi.