Mario Draghi ha guidato la Banca Centrale Europea dal 2011 al 2019, affrontando la crisi del debito sovrano europeo e disponendo il QE. Una leadership che gli ha fatto sicuramente guadagnare una importante posizione tra i governatori della BCE. Dalle difficoltà giovanili agli studi che lo porteranno a conseguire una brillante carriera fino ad approdare in Banca d’Italia. Dopo l’esperienza come governatore nazionale, arriva la nomina a Presidente della Banca Centrale Europea. L’esperienza di Draghi a Francoforte gli è valsa l’appellativo (che detesta) di SuperMario.
Mario Draghi biografia
Mario Draghi nasce a Roma, nel quartiere Pinciano, il 3 settembre del 1947. È il primo di tre figli, Andreina e Marcello. Il padre Carlo Draghi era un banchiere, la cui carriera inizia in Banca d’Italia nel 1922 per poi transitare nell’IRI e infine alla Banca Nazionale del Lavoro. La madre, Gilda Mancini, di professione era farmacista e originaria della zona di Avellino.
L’infanzia, tuttavia, non è del tutto rosea visto che i tre fratellini resteranno orfani quando Mario (il più grande) aveva appena 15 anni. In un breve lasso di tempo, infatti, verranno a mancare il padre e la madre. Una situazione che rende il fratello maggiore capofamiglia, dovendo farsi carico del fratello e la sorella minori. Un’età in cui questa responsabilità non può sicuramente essere facile, motivo per il quale verranno affidati ad una zia paterna.
Da lì, l’inizio degli studi liceali presso il prestigioso Istituto Massimiliano Massimo di Roma, guidato dall’Ordine dei Gesuiti. Percorso che Mario Draghi condivide con il fratello Marcello mentre la sorella Andreina frequenta, sempre nella capitale, il Liceo Tasso.
In questo periodo scolastico, si ricordano come compagni di Marcello due futuri personaggi importanti. Luca Cordero di Montezemolo, noto manager e imprenditore, e il giornalista e conduttore televisivo Giancarlo Magalli. C’erano poi il futuro capo della Polizia Gianni De Gennaro e i fratelli Giancarlo e Luigi Abete, che rispettivamente diverranno presidente della BNL e presidente della Federcalcio.
Mario Draghi moglie e figli
L’incontro con colei che è diventata la signora Draghi va ricercato nella gioventù. Infatti, la famiglia era solita frequentare il Veneto, dove avevano una residenza. Ed è proprio lì che Mario Draghi incontrerà Serena, qualche anno più piccola di lui, e che in futuro diventerà sua moglie.
Si sposerà con la signora Serena Cappello nel 1973. La moglie è discendente di Bianca Cappello moglie di Francesco de’ Medici. Dalla coppia nascono due figli, Giacomo e Federica Draghi.
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Il percorso universitario
Dopo la maturità, si iscrive all’Università “La Sapienza” conseguendo nel 1970 la laurea presso la Facoltà di Economia. Un percorso che si conclude con il massimo dei voti e la lode con una tesi intitolata “Integrazione economica e variazione dei tassi di cambio”. Ed il cui relatore era l’illustre economista italiano Federico Caffè, dove la posizione (ai tempi) di Mario Draghi era molto critica nei confronti della moneta unica.
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Dopo la laurea, decide di proseguire i suoi studi e perfezionarsi all’estero. Decide di proseguire al MIT (Massachusetts Institute of Technology) dove viene ammesso nel 1971. Frequenterà così il corso che lo porterà a diventare allievo di Stanley Fischer, che dopo diventerà governatore della Bank of Israel. Consegue il dottorato (PhD) con una tesi dal titolo “Essays on Economic Theory and Applications” sotto la supervisione del premio nobel Robert Solow e l’illustre economista Franco Modigliani.
Carriera accademica e i primi incarichi pubblici
Forte di una preparazione di tutto rispetto, Mario Draghi dopo il dottorato inizia la sua carriera come docente universitario. Percorso che lo porterà a frequentare vari atenei.
Nel 1975 diventa professore incaricato di Politica Economica e Finanziaria all’Università di Trento, per poi passare alla cattedra di macroeconomia a Padova. Infine, assumerà altri incarichi di docenza alla facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Firenze.
Dal Tesoro a Palazzo Koch
A seguito di questa prima parentesi universitaria, nel 1983 Draghi diventa consigliere del ministro del tesoro Giovanni Goria nel governo Craxi I. Ed è in questo frangente che si apre il sipario internazionale. Nel 1984 è nominato direttore esecutivo della Banca Mondiale e lo resterà fino al 1990.
La fama e il prestigio di Mario Draghi crescono anche in Patria e, terminato a Washington, arriva la chiamata da Roma. Nel 1991 assume l’incarico di Direttore Generale del Ministero del Tesoro e che darà inizio a una serie di eventi cruciali per la politica e la finanza italiana. Questo ruolo è stato ampiamente incoraggiato da Carlo Azeglio Ciampi, all’epoca governatore di Banca d’Italia, al ministro del tesoro Guido Carli. Erano i tempi del Governo Andreotti VII, ma Mario Draghi resterà saldamente al suo incarico fino al 2001.
Infatti verrà confermato dai governi: Amato I, Ciampi, Berlusconi I, Dini, Prodi I, D’Alema I e II, Amato II e Berlusconi II.
Le privatizzazioni e la vicenda dello yacht Britannia
Infatti, in Italia è passato alla storia come l’artefice delle privatizzazione delle compagnie pubbliche. Durante la sua permanenza, ha infatti dismesso numerose quote di partecipazioni, dismettendo istituti come l’IRI e la Banca Commerciale Italiana. Anche il gruppo SME venne privatizzato e il 64% delle sue quote acquisito dal gruppo Nestlé.
Questa stagione porterà anche alla fine dell’era pubblica per società del calibro di Eni, Enel, Telecom, Credit e altre.
Ma è a causa di questa campagna che la personalità di Mario Draghi inizia a essere messa in discussione. Infatti, a seguito dell’incontro sul panfino reale HMS Britannia che il 2 giugno 1992 era ormeggiato a Civitavecchia. Durante quella giornata di festa (Festa della Repubblica ndr), Draghi incontrò in occasione di questa crociera importanti personalità della comunità internazionale. Lo Yacht ai tempi era quello ufficiale di proprietà della Famiglia Reale Britannica.
L’incontro fu oggetto di numerose polemiche e strumentalizzazioni che misero in dubbio la finalità delle operazioni di vendita.
I numeri della privatizzazione e l’approdo in Goldman Sachs
C’è da rilevare quali sono stati i risultati della gigantesca ristrutturazione delle partecipazioni pubbliche effettuate da Mario Draghi. I risultati di questa vasta opera si sono tradotti in 182 mila miliardi di lire per le casse pubbliche. Alcune rilevazioni mostrando come il rapporto tra debito pubblico e PIL scese dal 125% al 115% nel periodo 1991-2001.
Di certo un risultato di non poco conto, considerando anche il contesto storico che viveva la repubblica. Lo scandalo mani pulite e tutte le vicende legate a quelli anni avevano compromesso anche alcune di queste aziende pubbliche. Per questo motivo, Mario Draghi nel 1991 si era occupato di riformare la SACE, colpita da numerosi scandali sui finanziamenti facili, preparandola al suo futuro. Tornerà a occuparsi della società dal 1998 al 2001.
Terminato l’incarico al tesoro, Mario Draghi torna a insegnare con una breve parentesi ad Harvard. Subito dopo, infatti, passerà a collaborare nella prestigiosa banca di investimenti Goldman Sachs. Qui, viene nominato nel 2002 Vice Chairman e Managing Director nell’ufficio di Londra per le strategie sul mercato europeo. Dal 2004 al 2005 diviene membro del Comitato Esecuto del gruppo.
Una parte della sua carriera che contribuirà a creare speculazioni sulla su posizione visto che il suo nome iniziava a tornare ricorrente. Così ricorrente che tornerà nuovamente ad assumere incarichi governativi.
Mario Draghi in Banca d’Italia
Siamo all’indomani dello scandalo Bancopoli. Antonio Fazio, governatore dell’Istituto, è coinvolto nello scandalo Bancopoli e si dimette dalla posizione. A succedergli come nono governatore della Banca d’Italia è Mario Draghi.
Tuttavia, la durata del suo mandato viene stabilita in sei anni con possibilità di un rinnovo. Questo come conseguenza della vicenda che era appena accaduta. Prima dell’entrata in carica, Draghi ha liquidato le sue azioni di Goldman Sachs e creato un trust per i beni immobili e altri asset.
Uno dei suoi primi atti fu quello di rimuovere la necessità dell’assenso preventivo e vincolante della Banca d’Italia per le acquisizioni bancarie. Una grande novità legislativo e di impatto anche per il mercato che diede il via ad una nuova stagione. Infatti, aumentarono le fusioni bancarie che hanno determinato conseguenze importanti per il settore. La nuova strategia di Mario Draghi, quasi non interventista, è stata chiarificata da lui stesso segnalando la discontinuità con il suo predecessore. Ha precisato, inoltre, che avrebbe evitato di influenzare il mercato anche dove la legge lo avrebbe consentito.
La sua idea era molto chiara ed aveva come obiettivo quella di salvaguardare le banche italiane dai grossi gruppi stranieri. Era l’uomo di Bankitalia con il compito di risollevare le sorti dell’Istituto dopo lo scandalo Bancopoli.
“La Banca d’Italia ha le risorse per affermare la propria autorevolezza nella formazione della politica monetaria europea e per meritare quel prestigio internazionale che la sua storia le ascrive”.
La nuova era di Bankitalia
Con la nuova nomina di Mario Draghi a capo di Palazzo Koch, cambia anche la vision della Banca Centrale. La nuova strada è quella di rivedere le politiche e le regole che intercorrono non solo tra le banche ma anche con le imprese e il mondo del lavoro.
Alcune delle prime azioni riguardano l’estensione dei limiti delle partecipazioni bancarie all’interno di gruppi industriali. Ma anche sul fronte opposto, permettendo le partecipazioni all’interno delle banche anche da istituzioni o soggetti non finanziari.
E Mario ottiene i risultati sperati, dando il via alla nuova stagione di fusioni eccellenti: Unicredit con Capitalia, Intesa e Banca IMI e numerose banche popolari.
Non solo un nuovo pensiero e un diverso modus operandi, cambiano anche i toni dei discorsi. Quest’ultimo aspetto contraddistingue Mario Draghi, “l’Americano” come era soprannominato, e gli fa meritare considerazione.
Un tratto che non cambia solo la dialettica istituzionale della Banca d’Italia ma influisce anche nei suoi rapporti con il governo. Infatti, nelle considerazioni annuali che il governatore fa, ci sono numerose indicazioni sulle aree di intervento che dovrebbero essere prese in considerazioni.
Le indicazioni al governo
In particolare, le esortazioni di Draghi riguardano:
- Riduzione della pressione fiscale, misure per ridurre il debito pubblico e conseguente revisione delle spese pubbliche;
- Incenttivare le riforme: previdenza, risparmio gestito, mercato del lavoro, abolizione del massimo scoperto, innalzamento dell’età pensionabile e maggiore sostegno bancario alle imprese;
- Intervento pubblico: maggiore impegno e aumento degli investimenti pubblici, rallentamento dell’inflazione, sostegno ai redditi e ammortizzatori sociali.
Non sono mancate anche le sue critiche al problema della gestione del divario produttivo tra settentrione e mezzogiorno d’Italia. Proprio l’errata gestione e canalizzazione degli investimenti pubblici al Sud non ha prodotto alcuno degli effetti previsti. Una polemica che all’epoca del Governo Berlusconi (nel 2008) provocò un conflitto con il ministro dell’economia Giulio Tremonti.
Financial Stability Board e i rimedi alla crisi
Come presidente del Financial Stability Forum (poi Board), Mario Draghi si trova a capo di un’organismo internazionale di alto profilo. Essendo un’organizzazione rappresentativa delle economie del G20, Commissione Europea e i nuovi paesi industrializzati, era un’ottimo terreno di proposte. Il suo compito è quello di monitorare la stabilità finanziaria a livello globale, e quello era un momento particolare.
Infatti, la durata del mandato iniziato nel 2006 e terminato il 2011 passa per la crisi dei mutui subprime (2008-2009), innescando conseguenze mondiali. In occasione del G7 di Washington dell’aprile 2008, Draghi propone i suoi rimedi per frenare gli effetti della crisi.
Mario Draghi alla Banca Centrale Europea
A Francoforte si respira un’aria particolare. La moneta unica è ancora giovane, e ha già dovuto affrontare una crisi di portata mondiale, come lo è l’Istituzione che la governa.
Jean Claude Trichet termina il suo mandato come governatore della Banca Centrale Europea, e la scelta del suo successore è delicata. In quel momento storico, la BCE viene definita come un’istituzione ancora ibrida, senza una sua identità. Un prototipo che incarna nella sua anima il Federal Reserve System e la Bundesbank.
A maggio 2011 la candidatura di Draghi alla presidenza della BCE è ufficiale. Dopo uno duro scontro politico tra i ministri e i governi della zona euro, si trova l’intesa su un italiano. La parola fine viene messa dalla decisione del vertice dell’Unione Europea di giugno dove i leader europei approvano la scelta. L’altro nome in lizza per la carica era il tedesco Axel Weber.
Il 1° novembre del 2011 entra in carica il presidente della Banca Centrale Europea Mario Draghi.
Dalla crisi del debito sovrano al Quantitative Easing
Anche in questa nuova veste, la vision di Draghi si dimostra immediatamente innovativa. Poco prima dell’insediamento aveva invitato i paesi dell’Unione a recuperare la credibilità e affidabilità internazionale. Una via da perseguire anche, se necessario, tramite strumenti politici e revisione degli accordi comuni in termini di bilancio.
Non si dimentica il suo famoso discorso tenuto a Londra il 26 luglio 2012, quando Draghi dichiarò “whatever it takes”. Il presidente afferma a chiare lettere davanti al mondo che la Bance Centrale avrebbe fatto di tutto per sostenere l’euro. Quel discorso, rimasto nella storia, cambia completamente il corso degli eventi, e innescando una nuova fiducia.
Ed è per questo motivo che a fine 2012 il Financial Times lo dichiara Uomo dell’Anno per la gestione della crisi del debito sovrano in Europa. Specialmente per le sue azioni a salvaguardia dell’economia spagnola e italiana, scongiurando gli effetti e le conseguenze subite dalla Grecia.
Sicuramente l’introduzione delle misure di Quantitative Easing e sostegno monetario all’Eurozona esprimono pienamente la nuova politica di intervento inaugurata da Draghi.
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Mario Draghi Presidente del Consiglio
A seguito della crisi del governo Conte inaugurata a dicembre 2020 e dopo l’esito negativo della consultazioni, è emersa l’esigenza di un governo di alto profilo. Per questo motivo, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha richiesto, il 2 febbraio 2021, la convocazione per la proposta di un governo Draghi.
Mario Draghi al Quirinale da Sergio Mattarella
Il 3 febbraio 2021, alle ore 12.00, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, riceve al Quirinale il Professor Mario Draghi per conferirgli l’incarico di formare un nuovo governo. Alle ore 13.14 il Segretario Generale della Presidenza della Repubblica Dott. Ugo Zampetti, ha annunciato che il Presidente Mario Draghi si è riservato di accettare l’incarico di Presidente del Consiglio per formare un nuovo governo e ottenere la maggioranza del Parlamento. Alle 13.31 il Professor Mario Draghi, accompagnato dal Dott. Giovanni Grasso, Direttore dell’Ufficio Stampa della P, che ha accettato l’incarico conferitogli dal Presidente Sergio Mattarella, ha rilasciato le seguenti dichiarazioni.
Buongiorno, ringrazio il Presidente della Repubblica per la fiducia accordatami. È un momento difficile. Il Presidente Mattarella ha ricordato la drammatica crisi sanitaria e dei suoi effetti sulla vita delle persone, sul”economia e sulla società. Con questa speranza e questo impegno rispondo positivamente all’appello del Presidente della Repubblica.
Gli obiettivi e le sfide elencate da Mario Draghi nel discorso al Quirinale.
- Vincere la pandemia
- Completare la campagna vaccinale
- Rilanciare il paese
- Sfide per le future generazioni
Il Presidente Draghi ha anche aggiunto
Abbiamo le risorse straordinarie dell’UE e abbiamo la possibilità di fare molto per le future generazioni. Con grande rispetto mi rivolgerò al Parlamento, espressione della volontà popolare. Sono fiducioso che dal dialogo emergerà unità, e con essa, la capacità di dare una risposta positiva alla richiesta del
Presidente della Repubblica.
Il governo Draghi
Nel corso dei giorni successivi il Presidente Mario Draghi ha avviato le consultazioni con i leader dei partiti in Parlamento. Il dilemma rimane: dare vita ad un governo politico o dare vita ad un governo tecnico? Nel contempo Draghi ha già incassato l’appoggio di tutta la frangia europeista di parlamentari, assieme al supporto di IV, PD, LEU e +Europa. Rimane ancora in bilico l’adesione della Lega, che ha posto il veto sul Movimento 5 Stelle, e di Forza Italia, per quanto il partito di Berlusconi sembri intenzionato ad appoggiare la nascita del governo Draghi. La Meloni, invece, chiede elezioni anticipate.
Domenica 7 febbraio termina il primo giro di consultazioni. Si va incontro ad un’ampia maggioranza dopo che, nei giorni precedenti, Draghi ha incassato il SI persino del comico Beppe Grillo, ispiratore del Movimento Cinque Stelle che, in questa occasione, si riscopre europeista. Anche Salvini intente supportare il governo Draghi. Le nuove consultazioni iniziano nella giornata di lunedì 8 febbraio 2021.
Draghi premier: il professore scioglie la riserva
Dopo una sessione intensa di confronti con i partiti politici e tutte le forze sociali in rappresentanza delle diverse componenti. Un confronto che ha portato alle più inaspettate ma allo stesso tempo incoraggianti aperture e sostegno. Seguendo quello che era stato l’invito del Presidente della Repubblica, sollecitando un’apertura al senso di responsabilità e presa di coscienza. In data 12 febbraio 2021, Mario Draghi accetta di formare il nuovo governo ai sensi dell’art. 92 Costituzione. Il giuramento del nuovo governo Draghi avverrà dinanzi al Capo dello Stato il 13 febbraio 2021 alle ore 12.
Il governo è composto dai seguenti ministri senza portafoglio:
Rapporti con il Parlamento: Federico D’Incà
Innovazione tecnologica e transizione digitale: Vittorio Polano
Pubblica Amministrazione: Renato Brunetta
Affari Generali e Automie Locali: Mariastella Gelmini
Ministro per il Sud e Coesione Territoriale: Mara Carfagna
Politiche Giovanili: Fabiana Dadone
Pari Opportunità e Famiglia: Elena Bonetti
Disabilità: Erica Stefani
Coordinamento iniziative per il Turismo e nuovo ministero del turismo con portafoglio: Massimo Garavaglia
E i seguenti ministri con portafoglio:
Affari Esteri: Luigi di Maio
Interno: Luciana Lamorgese
Giustizia: Marta Cartabia
Difesa: Lorenzo Guerini
Economia e Finanza: Daniele Franco
Sviluppo economico: Giancarlo Giorgetti
Politiche agricole e forestali: Stefano Patuanelli
Ambiente e ministero transizione ecologica e relativo presidente del comitato interministeriale: prof. Roberto Cingolami
Infrastrutture e trasporti: Enrico Giovannini
Lavoro e Politiche sociali: Andrea Orlando
Istruzione: Patrizio Bianchi
Università e ricerca: Cristina Messa
Beni e attività culturali e turismo che assumerà denominazione di Ministro della Cultura e del Turismo: Dario Franceschini
Salute: Roberto Speranza
Sottosegrario di stato alla Presidenza del Consiglio con funzioni di segretario: Roberto Garofoli
Firma Mario Draghi
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