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Lunedì Nero del 1987: chi causò il crollo della Borsa USA?

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19 ottobre 1987: giorno che è passato alla storia come lunedì nero di Wall Street. 

  • Cosa ha lasciato questo evento?
  • Quali sono state le ragioni del crollo?
  • Quale lezione abbiamo imparato?

Ripercorriamo le tappe che portarono Wall Street ad un crollo del 22,6%.

Era lunedì 19 ottobre. Anno 1987. Ecco cosa è accaduto. 

Lunedì Nero: un giorno nella storia della Finanza mondiale

È il 19 ottobre del 1987. I mercati di tutto il mondo si stavano preparando ad una nuova crisi finanziaria. L’ultima volta era stato nel 1929, ma quella è un’altra storia. In una sola seduta Wall Street crollava del 22,6%. Durante la crisi di fine anni ’20 il crollo era stato di poco più della metà. 

Questo ci fa capire del motivo per cui ancora oggi, negli ambienti finanziari, si parla del lunedì nero. 

Procediamo per ordine. 

Il venerdì, a chiusura dei mercati, tutto si era svolto in maniera canonica; per questo motivo nessuno poteva solo lontanamente immaginare quello che sarebbe accaduto la settimana successiva. Un crollo azionario mai visto prima nella storia, che creò un pani selling generale. 

Per gli operatori di borsa sembrava essere finito tutto, tanto che si susseguirono una serie di crolli a catena. Madrid chiuse al -31%, Londra col FTSE 100 a – 26,4%. Ma i numeri da brividi si riscontrano in Australia, con un -41,8% per la borsa di Sidney, e un -45% per la Borsa di Hong Kong. 

Si salvò, in quell’occasione, l’Italia, dove il crollo risultò pari al -6,4% a Piazza Affari. 

lunedì nero crollo mercato

Lunedì Nero: cosa è successo? 

Ad oggi non esiste una spiegazione univoca che possa chiarire le idee sull’origine di questo enorme crollo. Ricostruendo tutto con ordine sarà necessario dire che nei dieci anni precedenti, tutti i tutoli azionari americani avevano registrato +180%. 

Una corsa spropositata, con un massimo storico toccato proprio nel mese di agosto di quell’anno, il 1987 appunto. Da quel momento in poi i mercati cessarono di salire, con una evidente, seppur contenuta, flessione.

Ovviamente, però, non era facile immaginare anche lontanamente di vedere il valore del Dow Jones crollare di quasi un quarto del suo valore. Si tratta di quasi un quarto di capitalizzazione in meno. Nel corso degli anni sono varie le teorie che si sono fatte strada. 

A quanto pare il terremoto finanziario sembra esser partito dalla Cina, e precisamente da Hong Kong. Questa deduzione trova fondamento se si osservano i dati cinesi di quel giorno, con un -45% in rosso… quasi metà dell’intera capitalizzazione. 

Per molti teorici, invece, il crollo è stato causato da una serie di coincidenze tecniche di carattere operativo. Alcuni programmi di stop loss, ossia programmi che portano le operazioni a chiudersi ad un determinato livello di prezzo, avevano chiuso automaticamente delle contrattazioni, portando al panic selling sui mercati asiatici. L’amplificazione di questi movimenti non tarda a raggiungere anche gli Stati Uniti, e quindi tutti gli operatori di Wall Street. 

La tempesta di Londra

Un altro fatto da riportare è una forte tempesta che si era abbattuta su Londra il venerdì precedente, ultimo giorno di contrattazioni della settimana. Per questo motivo molti traders non erano riusciti, materialmente, a recarsi alla Borsa di Londra. Il lunedì seguente, alla riapertura dei mercati, cominciarono a vendere le posizioni che erano state aperte il giovedì prima. 

Un’ulteriore causa del forte ribasso tramutatosi, poi, in un panico generale e in un effetto domino che vide, a catena, le Borse del mondo crollare considerevolmente. 

Lunedì Nero: cause specifico o casualità? 

Non esiste una vera e propria causa che ha portato al crollo dei mercati. In quel preciso contesto è bene ricordare che ci troviamo negli anni d’oro dell’economia a stelle e strisce. Siamo infatti negli anni della cosiddetta Reaganomics. Anche le altre borse del mondo sembravano andare a gonfie vele. 

La prima fase della globalizzazione finanziaria avvenne sotto l’era di Reagan, allora Presidente degli Stati Uniti, seguito dall’Inglese Margaret Thatcher, simbolo di quegli anni per tutta l’Europa.

Per questo motivo, se di economia si parla, possiamo affermare che non esistono delle vere e proprie cause che hanno portato i mercati a crollare. A supporto di questa tesi è necessario dire che le ingenti perdite furono recuperate per metà entro la fine del 1987. Questo dimostra che l’economia era florida e che la causa scatenante non fu un evento o un motivo ben preciso. 

Le cause, come già spiegato, furono prettamente di carattere tecnico. Un po’ tutte le borse emularono, poi, questo recupero, che si può apprezzare un po’ su tutti gli altri indici. 

Borsa Chicago crollo dow jones

Lunedì Nero: un caso unico nella storia

Questo crollo non ha precedenti e non si è più verificato. Si tratta, quindi, di un evento storico a se stante. Questo perché non esiste una causa, un motivo o una notizia che potesse far emergere dei dati negativi per l’economia in generale. 

Mentre per il crollo del 2008 esiste un motivo che ha dato il La a tutto (il crac della Lehman Brothers) nel lunedì nero del 1987 si trattò di un crollo causato da eventi tecnici. 

L’esperienza che ci lasciò questo episodio, però, riguardava il nuovo modo di concepire i mercati. Infatti si stava passando dal mercato protezionista ad una concezione totalmente globale e in via di informatizzazione. Questo avanzamento dei sistemi informatici venne considerato, da quel momento in poi, come un arma a doppio taglio. È il momento in cui vengono introdotti i primi algoritmi sul mercato, capaci di agire in maniera autonoma e indipendente secondo il proprio settaggio. 

Che precauzioni prese il mercato?

In quel contesto, prendendo spunto dal crollo assurdo a cui si era andati incontro, le borse di tutto il mondo decisero di sospendere le contrattazioni per tutti quei titoli azionari che andavano incontro al superamento di una soglia di perdite, entro una percentuale stabilita. 

Nel corso della storia anche gli algoritmi e sono stati raffinati e oggi, tendenzialmente, non esistono casi in cui vi siano dei sistemi di trading automatico che prevedono la chiusura repentina delle posizioni in maniera simultanea e brusca. Da quel momento in poi si è andati incontro ad una certa flessibilità che vide tutt’ora. 

Lunedì nero e FED: ecco le misure della Banca Centrale 

La FED prese le dovute precauzioni introducendo delle misure volte a contenere le perdite e ad evitare un ulteriore crollo a catena. L’intento era quello di dare agli operatori di mercato il tempo necessario per riflettere e non farsi prendere dal panico. Fu proprio il presidente della Federal Reserve Alan Greenspan che lo stesso giorno annunciò la sua soluzione: iniettare liquidità nel sistema tale da poter garantire e consentire gli scambi. 

“La Federal Reserve, coerente con le sue responsabilità di banca centrale della nazione, ha affermato oggi la sua disponibilità a servire come fonte di liquidità per sostenere il sistema economico e finanziario”

Grazie a queste misure i mercati poterono riacquisite fiducia e tornare gradualmente, a salire nelle settimane successive, per quanto gli scambi per il 1987 si chiusero sotto i massimi toccati nell’agosto dello stesso anni.

La conseguenza, però, è che nel corso degli anni i traders hanno iniziato a confidare in maniera eccessiva sul potere e l’azione delle banche centrali, svincolando sempre di più le scelte da quelli che sono i reali fondamenti del mercato. 

Alla fine: quale banca centrale permettere il fallimento del proprio stato? 

Lunedì Nero: che lezione ci resta? 

È stato, sicuramente, un momento di grande passaggio che ha segnato irreversibilmente la storia della finanza mondiale, a causa della globalizzazione finanziaria che stava prendendo il sopravvento. La diffusione dei crolli su tutte le borse dimostra due cose:

  • che la globalizzazione stava avvenendo 
  • che le correlazioni si facevano sempre più forti 

Nei successivi decenni il mercato è andato incontro ad una sempre più insistente e graduale globalizzazione. Assieme a quest’ultima si è implementato l’avvento della digitalizzazione e della quasi totale digitalizzazione dei mercati finanziari. 

Ed essendo nel 1987 è anche corretto dire che, all’epoca, il blocco sovietico era considerato unico. Quindi si tratta di un crollo delle borse strettamente occidentali. Oggi con lo smantellamento dell’URSS e l’avvento della tecnologia, con il rispettivo aumento della velocità di informazione, hanno portato ad un forte aumento della liquidità sui mercati finanziari e questo fatto dovrebbe arginare i rischi di potenziali episodi simili a quelli dell’ottobre del 1987, il lunedì nero appunto.

lunedì nero crollo borsa americana

Altri casi simili nella storia

Si possono portare degli esempi assai similari a quanto accaduto nel corso del 1987. Mi piace ricordare il crollo della sterlina nel 2016, a seguito di quell’episodio passato alla storia come Fat Finger, quando in una sola notte la sterlina crollò di più di 600 pips. Oppure il grande flash crash del Bitcoin del 2018.

Episodi che ci fanno notare come i grandi crolli tendano ad avvenire nel corso della notte. Questo dimostra che i mercati, in assenza di contrattazioni, diventano vulnerabili. Infatti i mercati sono più soggetti a crollare in assenza di scambi, e non quando si registra un’attività degna di nota, e quindi durante il giorno. 

Il 2020 sarà l’anno del Big Short? Leggi cosa ne pensiamo.

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