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La Russia vuole Bitcoin in cambio di gas e petrolio

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La Russia vuole il Bitcoin come metodo di pagamento delle sue risorse energetiche. Questa proposta è indirizzata agli stati Occidentali che hanno deciso di applicare le famose sanzioni alla Federazione Russa che ora minaccia di non accettare più euro o dollaro per cedere le proprie risorse energetiche come gas e petrolio.

La Russia vuole Bitcoin come pagamento per gas e petrolio?

In realtà starebbero prendendo in considerazione questa idea. La settimana scorsa il Cremlino aveva già fatto sapere che avrebbe accettato solo rubli per il pagamento delle risorse energetiche, scatenando la corale indignazione di tutti gli stati occidentali che sarebbero colpiti da questa misura. I motivi sono principalmente due:

  1. Da un lato pagare le risorse energetiche russe in rubli inficerebbe l’effetto delle sanzioni, che si ritorcerebbero contro chi le ha attuate. Questo perché per accaparrarsi le risorse energetiche in rubli dovrebbe avvenire prima uno scambio della valuta, comprandola direttamente dall’unico istituto autorizzato a coniare rubli: la Banca Centrale Russa. Così facendo la Russia potrebbe decuplicare, nel giro di pochi mesi, le sue riserve in euro e dollari. In questo modo avrebbe a disposizione i soldi necessari per fa fronte alle scadenze obbligazionarie. Alla notizia, infatti, il rublo ha recuperato più del 60% di quanto aveva perduto. 
  2. In secondo luogo un’azione del genere, che non avrebbe precedenti storici, potrebbe essere il preludio di una serie di altre reazioni a catena che porterebbero il dollaro a perdere il suo ruolo di prima moneta del mondo. Il baricentro andrebbe automaticamente a spostarsi su un nuovo versante, con Cina, India e Russia che potrebbero via via sempre di più invocare e ottenere piena autonomia dal biglietto verde.

E ora spuntano anche i Bitcoin. Pagare il gas in rubli viola i contratti, e questo lo sa anche il governo russo. Per questo motivo le cripto sembrano essere la soluzione più idonea per farsi pagare le risorse energetiche con un mezzo di pagamento diverso dal dollaro o dall’euro e rimanendo nei vincoli contrattuali. Quindi il Bitcoin potrebbe essere il mezzo di pagamento proposto, soprattutto per continuare a fornire gas e petrolio ai paesi sanzionatori. Per Mosca diventa necessario trovare delle vie di fuga, soprattutto dopo l’enorme svalutazione del rublo che, comunque, in parte si è già riassorbita. 

la Russia vuole Bitcoin
Allo scoppio del conflitto il cambio USDRUB era stabile tra gli 80 e i 75. Dopo l’inizio dell’occupazione Russa dell’Ucraina e l’annuncio delle sanzioni il cambio ha raggiunto il livello storico di 164 portando il valore di un rublo a meno di un centesimo. Le ultime notizie provenienti dal Cremlino riguardanti i nuovi metodi di pagamento di gas e petrolio hanno attutito abbondantemente le perdite come si denota dal grafico stesso. 

Parola agli esperti

Il dirigente della commissione per l’energia della Duma in Russia ha avuto modo di affermare la settimana scorsa che il governo starebbe studiando e considerando dei metodi alternativi per poter incassare il denaro derivante dalle esportazioni energetiche. Se leggiamo le sue parole ci rendiamo conto di alcuni concetti di vitale importanza:

“Da molto tempo proponiamo alla Cina di passare agli accordi in valute nazionali per rubli e yuan. Con la Turchia saranno lire e rubli”

Il ruolo delle criptovalute in Russia

Nella stessa occasione sono entrati in ballo i Bitcoin. Infatti si è parlato di Bitcoin come possibile metodo alternativo per pagare le risorse energetiche. Ma perché questo evento è simbolicamente così importante? Almeno per 3 fattori:

  1. Se la Russia dovesse legittimare il Bitcoin per il commercio di gas e petrolio, andrebbe difatti a legittimare l’ecosistema cripto a livello planetario. 
  2. Riconoscere le criptovalute potrebbe portare grandi vantaggi per l’economia Russa che, ricordiamo, non essere quella di El Salvador. 
  3. Una notizia di questo stampo attirerebbe in Russia migliaia di risorse, nonostante la sua economia sia attualmente indebolita dalle sanzioni. Come spiega David Broadstock, ricercatore senior per conto dell’Energy Studies Institute di Singapore ha detto che:

“Dopo le sanzioni in Russia c’è bisogno di sostenere l’economia e, in molti modi,
Bitcoin è visto come un asset ad alta crescita”

Ovviamente ci sono anche dei contro da considerare. Cerchiamo di esaminarli assieme per avere un quadro chiaro e imparziale della situazione: 

  1. Il prezzo del Bitcoin è altamente volatile, e questo potrebbe rappresentare uno svantaggio sotto molti punti di vista
  2. Uno degli attuali principali partner commerciali della Russia, ossia la Cina, ha messo il BAN alle criptovalute e ciò potrebbe essere un vero e proprio rischio. 
  3. Il Bitcoin potrebbe non essere la più indicata, tra le criptovalute, per gestire questo tipo di affari. 

I russi vogliono l’autonomia dal dollaro

La Russia cerca la sua autonomia dal dollaro già dal 2014, dopo che l’Ucraina ha sposato l’occidentalismo estremo con l’arrivo di Poroshenko al potere e la risposta russa che annette la Crimea ai suoi territori. Sono anni che la Russia è sommersa da sanzioni per via di queste vicende storiche, e già da allora i russi sono alla ricerca di valide alternative per sostituire il sistema di pagamento tradizionale, ancora troppo, se non completamente, incentrato sul dollaro americano. 

Nel mese di Febbraio si era già preso in considerazione nella DUMA un primo progetto di legge volto alla regolamentazione del comparto cripto in Russia. La Banca Centrale Russa aveva anche annunciato nel novembre del 2021 che sono già partiti i test per il lancio del rublo digitale che già quest’anno potrebbe vedere la luce dopo un’accelerazione dovuta allo scoppio del conflitto in Ucraina. 

Anche Putin in passato aveva riservato parole incoraggianti per il futuro delle criptovalute in Russia; in quel caso aveva definito il mining di Bitcoin come una cosa conveniente. Ma alcune informazioni non lasciano spazio a nessun tipo di dubbio. Da anni i russi starebbero addentrandosi nel mondo delle criptovalute anche per preservare i loro risparmi. 

Ma perché la Russia vuole Bitcoin?

Nic Carter, che ha fondato Coin Metrics, afferma che l’obiettivo della Russia sarebbe quello di diversificare le sue entrate, grazie alle grandissime esportazioni giornaliere di gas e petrolio. Diversificare con l’obiettivo di escludere il dollaro americano a discapito delle criptovalute. Infatti bisogna sempre tenere in considerazione che, a livello planetario, la Russia rimane ad oggi il più grande esportatore di gas in assoluto, e che del gas hanno tutti bisogno. 

Nel contempo i cittadini russi sarebbero a loro volta incoraggiati nell’uso delle valute digitali proprio per “raggirare”, nel loro piccolo, le sanzioni e le conseguenze del crollo del rublo, spauracchio che comunque merita un articolo a se, considerato che il crollo di una valuta non va mai considerato sempre e solo come un evento negativo, anzi… ma questa è un’altra storia. 

La tesi è confermata dall’amministratore di Coinbase Brian Armstrong che ha dichiarato che: 

 “Alcuni russi ordinari stanno usando le criptovalute come un’ancora di salvezza ora che la loro valuta è crollata”


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