L’Italia è fuori dalla recessione? I dati di oggi confermano che il Belpaese ha smesso di recedere. Cosa significa?
Partiamo dal significato del termine RECESSIONE.
Cercheremo di capire, per prima cosa, perché l’Italia è fuori dalla recessione. Da manuale:
La recessione è una fase del ciclo economico. Tale fase si caratterizza per il rallentamento dell’attività produttiva e il significativo incremento del tasso di disoccupazione. Il ciclo economico si compone di diverse fasi: quella della ripresa, dell’espansione, della recessione e della depressione, con il PIL (Prodotto Interno Lordo) ed il tasso di disoccupazione che indicano il susseguirsi delle fasi.
L’Italia è fuori dalla recessione?
I dati ci dicono che nel corso del primo trimestre dell’anno il Pil italiano (corretto per giorni lavorativi) è cresciuto dello 0,2% rispetto ai tre mesi precedenti. Ottime notizie, quindi, per l’Italia che inaugura l’uscita dalla sua recessione tecnica causata da ben due cali consecutivi del prodotto interno lordo registrati negli ultimi due trimestri del 2018, entrambi chiusi a -0,1%.
L’ISTAT asserisce, della prima stima flash, che nel confronto con il primo trimestre 2018, la crescita è stata dello 0,1%.
Si parla di un ” positivo andamento del mercato del lavoro, con il tasso di disoccupazione che scende a marzo al 10,2%”. Ad affermarlo è il ministro dell’Economia Giovanni Tria commentando i numeri resi noti dall’ISTAT. Da segnalare in particolare, “oltre all’aumento dei giovani occupati e delle posizioni permanenti, il miglioramento del tasso di occupazione che risale al 58,9%, tornando ai livelli massimi da aprile 2018. Numeri che testimoniano la solidità e la tenuta dell’economia italiana”.
Ecco cosa ha detto il Ministro del Lavoro
“Domani potremo festeggiare il primo maggio con qualche dato positivo: l’Istat ci dice che la disoccupazione scende, che siamo fuori dalla recessione, dati importanti che ci fanno affrontare il primo maggio con elementi incoraggianti”. Lo afferma Luigi Di Maio, conversando con i giornalisti nel palazzo del governo tunisino. “Italia fuori dalla recessione.”
Ma cosa è successo realmente? Questa variazione congiunturale del Pil – la più importante dall’ultimo trimestre 2017 – è la sintesi di incrementi del valore aggiunto in svariati settori. Primi tra tutti i comparti agricoltura, silvicoltura e pesca, non tralasciando quelli relativi all’industria e ai servizi.
Per ciò che riguarda la domanda, bisogna registrare una contributo negativo da parte del Belpaese, a fronte di un apporto positivo degli stati Esteri (saldo export/import). Questa ripresa, dunque, è strettamente collegata a delle dinamiche estere favorevoli, piuttosto che ad un risveglio di consumi e investimenti interni.
Infatti il PIL dell’Eurozona cresce a ritmo più sostenuto. Nel primo trimestre si è registrato un +0,4% rispetto al trimestre precedente e dell’1,2% su base annuale. Passando, dunque, da un’analisi compratistica dei dati, ci rendiamo conto di come il PIL italiano sia ancora inferiore di circa il 5% rispetto ai livelli precedenti alla crisi. Il debito pubblico rimane uno dei più alti d’Europa, con i suoi 2316 miliardi di euro.
Il risultato del primo trimestre del 2019 è sicuramente incoraggiante, ma resta, comunque, molta strada da fare per poter raggiungere le medie europee. Questo è dettato da tutta una serie di fattori necessari al raggiungimento delle medie europee, nettamente superiori a quelle dell’Italia. Nonostante ciò la recessione in atto è comunque un segnale incoraggiante.
Perché in Italia siamo lenti?
I motivi importati sono 3, e sono i motivi della recessione stessa.
- Il regime fiscale non agevola l’imprenditoria. In periodi di crisi, soprattutto, fare impresa in Italia è massacrante, soprattutto per le start up.
- Ci sono troppe feste. Se facciamo un raffronto confronto ci accorgiamo che il primo trimestre del 2019 ha avuto una giornata lavorativa in meno rispetto al trimestre precedente e due giornate lavorative in meno rispetto al primo trimestre del 2018. Tra queste, ad esempio, il 25 aprile, festività esclusiva dell’Italia.
- La burocrazia ti mangia vivo. Ogni pratica o azione comporta zone morte fatte di attese e complicanze. Sarebbe opportuno pensare ad una reale semplificazione. O perlomeno: questo compito spetta al ministro Giulia Bongiorno. Una burocrazia più snella e meno attendista e complessa agevolerebbe di gran lunga il mondo del lavoro e dell’imprenditoria.
Ora a capirlo dovrà essere il Governo del Cambiamento.