Insetti mangia plastica, o meglio sono una particolare categoria di larva che potrebbe porre un rimedio al problema dello smaltimento.
Insetti mangia plastica: questo sembra essere un recente studio, pubblicato sulla rivista Current Biology, le larve della tarma della cera (Galleria mellonella), noti parassiti degli alveari, sono in grado di mangiare e degradare la plastica. Ad aumentare il fascino di questa storia, è che la scoperta è avvenuta in modo del tutto casuale. La notizia è piombata di diritto su tutte le prime pagine dei giornali. Ne hanno parlato i media e diverse discussioni si sono aperte sul tema.
Infatti le larve presenti in laboratorio, erano state portate per altri motivi di analisi, ma quando sono state appoggiate su un telo di nylon. Pochi minuti dopo quello stesso telo presentava dei buchi. Da questo si è riuscito a capire che queste piccole specie si nutrono dei polietileni, dei veri e propri insetti mangia plastica!
Quanto riescono a mangiare...
Sembra proprio che questi insetti mangia plastica, allo stato attuale, dopo 40 minuti a contatto con la plastica cominciano ad apparire piccoli buchi e che 100 larve riducono mediamente la massa di un sacchetto di 92 milligrammi in 12 ore.
Tutto questo porta a stimare un alto indice di biodegradazione del polietilene da parte delle larve, considerato che una busta impiega decine di anni per degradarsi.
Nonostante i ricercatori ritengano questo insetto mangia plastica “una potenziale soluzione per sbarazzarsi dei rifiuti di plastica”, la strada da percorrere è ancora lunga.
Una grossa soluzione anche se non sufficiente…
Il problema dell’inquinamento da plastica non può e non deve essere sottovalutato ed ogni studio che porta a individuare rimedi al problema è considerato come un progresso. Una soluzione più semplice e meno pericolosa potrebbe essere quella di usare batteri. Lo scorso anno alcuni ricercatori giapponesi hanno trovato in natura batteri in grado di degradare il PET (polietilene tereftalato), trasformando la plastica in acido tereftalico e glicole etilenico. In questo caso i ritmi sono certamente più lenti degli “insetti mangia plastica” (6 settimane per degradare un pezzo di PET grande come un pollice) ma esistono ancora spazi di miglioramento intervenendo sulle condizioni di degradazione.
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