Mentre il premier israeliano Benyamin Netanyahu si aspettava il supporto da parte degli altri capi di stato, ma l’Unione Europa ha detto NO!
Mentre Gerusalemme continua ad essere teatro di scontri tra l’esercito e i manifestanti palestinesi, il premier israeliano Benyamin Netanyahu corre in cerca di endorsement.
Dopo aver incontrato il presidente francese Macron e incassato il primo no a seguire l’esempio degli Stati Uniti, Netanyahu si è detto fiducioso che molti paesi Europei sposteranno le loro ambasciate e riconosceranno Gerusalemme capitale.
LA RISPOSTA DELL’UE
Tutto questo a margine dell’incontro a Bruxelles in concomitanza della riunione del consiglio degli affari esteri dell’Unione Europea. Proprio in questa sede il leader israeliano ha ribadito il suo accorato appello agli europei.
Invocazione che ha disilluso le aspettative: “Il premier Benyamin Netanyahu stamani ha detto di aspettarsi che altri Paesi spostino le loro ambasciate. Può tenere le sue aspettative per altri, perché dai Paesi Ue questo non avverrà”.
Questa la ferma posizione di Federica Mogherini, alto rappresentante dell’UE per l’azione esterna. La Mogherini ha ribadito che il processo di pace e la ripresa dei negoziati è una priorità per l’Unione.
Questo conferma l’unità di intenti da parte degli stati membri, ribadendo la posizione della Francia che nei giorni scorsi ha portato ad uno scontro tra l’inquilino dell’Eliseo e Trump.
Israele vuole a tutti i costi che si riconoscano i fatti.
«Gerusalemme è sempre stata la nostra capitale, prima si accetterà questa realtà, prima si arriverà alla pace». Con queste parole Netanyahu ha spronato gli alleati a prendere la decisione.
LE TENSIONI INTERNAZIONALI
E come se non bastassero le già forti tensioni politiche e diplomatiche, dalla Malesia arrivano dichiarazioni non del tutto concilianti. Per bocca del ministro della Difesa, il paese asiatico “è pronto a inviare le proprie truppe per contrastare la decisione di Trump”.
La mossa di Trump ha alimentato una crisi che potrebbe sfuggire di mano rapidamente.
Il contributo della comunità internazionale e dell’Unione Europea saranno fondamentali per tornare alla strada del negoziato ed evitare di reinnescare questa polveriera mediorientale.