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Elezioni Usa 2000: quando a decidere furono i giudici

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La particolare situazione politica creatasi all’indomani dell’elezioni USA 2020 ha rimesso in discussione un problema già visto. Questo a causa dello scalpore suscitato dalle polemiche sollevate da Donal Trump sulle operazioni si voto. Infatti, il presidente uscente non ha ancora riconosciuto la vittoria dello sfidante democratico Joe Biden. Bisogna fare un piccolo salto indietro alle elezioni usa 2000 per capire il precedente.

Elezioni Usa 2000: Bush vs Al Gore

L’esordio di George W. Bush come presidente degli Stati Uniti passa per la vittoria alle elezioni presidenziali usa 2000. In questa occasione, il repubblicano figlio dell’ex presidente, ha ottenuto la vittoria sullo sfidante democratico Al Gore.

Una competizione che si preannunciava già difficile e probabilmente una delle più combattute della storia. I democratici credevano che il vice dell’uscente Bill Clinton potesse garantire la continuità. Ed il carismatico e progressista Al Gore era la figura ideale per incarnare questa volontà.

All’indomani del voto del 7 novembre, i risultati già confermavano le prime indiscrezioni. Infatti, Al Gore aveva ottenuto la maggioranza dei voti popolari mentre Bush aveva totalizzato i 271 elettori necessari. Anche qui un caso che si gioca sul filo del rasoio.
Iniziano fasi concitate, dove il nodo cruciale è la Florida dove i voti vengono persino ricontati a mano. La scelta è arrivata perché i c’era poca differenza tra i due candidati.

Dal riconteggio emerge vincitore Bush, con uno scarto di 537 voti. Un esito che suscita immediatamente un vespaio di polemiche.

Caso Florida: i repubblicani

elezioni usa 2000

Non ci sarebbe nulla di incredibile o sconcertante se non fosse per il contesto. Infatti, il governatore dello stato della Florida era Jeb Bush, fratello di George (il candidato presidente). Ed anche un’alta funzionario dello stato, Katherine Harris, era parte attiva della campagna di Bush in Florida.

Il sospetto di ingerenze repubblicane nelle elezioni Usa 2000 si è accentuato anche per la c.d. “scheda farfalla”. Si sostiene, infatti, che il layout “ingannevole” della scheda abbia indotto in errore molti votanti più anziani. L’indizio è dato dalle preferenze ricevute da un candidato che secondo le stime si sarebbe dovuto fermare al centinaio di voti. Invece, Pat Buchanan ottiene circa 3100 preferenze di voto.

Elezioni americane 2000: la corte suprema

La questione è arrivata il 9 dicembre al cospetto della Corte Suprema degli Stati Uniti. Gli alti giudici erano chiamati a giudicare sull’accoglimento o meno del ricorso presentato dal candidato repubblicano. Giudizio arrivato il 12 dicembre con 5 voti a favore e 4 contrari a favore di George W. Bush. Con la loro decisione i giudici, che hanno analizzato i dati giunti dalle diverse contee in discussione, hanno rimandato il caso alla corte della Florida. Le elezioni usa 2000 erano ancora in gioco.

I giudici della Florida hanno dato però tempi stretti per il conteggio manuale dei voti contestati. Una decisione che Al Gore non ha mandato giù senza le opportune rimostranze alla sentenza della Corte Suprema.

Tuttavia, il 13 di dicembre, ben 36 giorni dopo, il candidato democratico ha riconosciuto la vittoria dello sfidante. George W. Bush diventa così il 43esimo presidenti degli Stati Uniti d’America, ed allo stesso tempo era stata evita una crisi costituzionale.

Elezioni usa 2020: il timore di brogli

Dopo le reazioni di Trump, anche il capo della campagna elettorale di Joe Biden, Jen O’Malley Dillon, ha assicurato che lui non resterà indietro. Infatti, il rappresentante ha dichiarato: “Ci sono squadre legali pronte a essere dispiegate per resistere a questo tentativo, e prevarranno”.

Il nodo della questione, animatamente sostenuto da Donald Trump e il suo entourage, riguarda i presunti brogli sul voto postale. Anche in questo caso, le modalità di voto si sono dimostrate un punto debole del sistema elettorale americano.

Leggi anche Elezioni usa 2020, chi sarà il nuovo presidente degli Stati Uniti?

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