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Dimissioni Feltri dall’Ordine dei Giornalisti. Perché?

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La lettera di dimissioni Feltri dall’Ordine dei Giornalisti è stata inviata dal direttore di Libero dopo oltre 50 anni di carriera. Le motivazioni della scelta sono sicuramente da rinvenire negli scontri con i vertici dell’Ordine. La notizia ha avuto risonanza grazie alla prima pagina di Alessandro Sallusti su “Il Giornale”. Il direttore ha lasciato le “vere” spiegazioni del caso al diretto interessato senza mancare di esternare i suoi timori.

Dimissioni Feltri: una scelta sentita?

L’abbandono dell’OdG, giuridicamente, a livello legale priva Vittorio Feltri della qualifica di giornalista professionista. In tal modo, viene meno la possibilità di assumere cariche direttive di testate giornalistiche. Una scelta dura, che Sallusti inserisce come conseguenza del clima di contrasto tra il collega e l’establishment dell’Ordine.

“Immagino che sia una scelta dolorosa per sottrarsi una volta per tutte all’accanimento con cui da anni l’Ordine dei giornalisti cerca di imbavagliarlo e limitarne la libertà di pensiero a colpi di processi disciplinari per presunti reati di opinione e continue minacce di sospensione e radiazione”.

Questo si legge nell’editoriale del collega direttore che non manca di sottolineare l’astio verso questo stato di cose. Infatti, pone l’accento sul presunto atteggiamento repressivo nei confronti delle idee che hanno portato alle dimissioni Feltri. Un clima ostile con continue minacce di ripercussioni e sanzioni disciplinari.
Una scelta sofferta che lo costringerà a non far valere più il suo titolo ma gli garantirà di esprimersi liberamente. Questa la visione di Sallusti nel proseguo del suo editoriale.

La libertà di espressione

dimissioni feltri

 

Sempre secondo il direttore de Il Giornale, questo episodio spiega come il fondatore di Libero sia stato punito per le sue idee. Non manca di sottolineare il vespaio di critiche che le sue posizioni su omosessuali, stranieri e (ancora) i meridionali hanno sollevato.
Le dimissioni Feltri sono quasi il corrispettivo, o meglio, il sacrificio per la libertà di espressione.

“In pratica puoi fare il giornalista solo se ti adegui al pensiero dominante, al politicamente corretto. Chi sgarra finisce nelle grinfie del soviet che, soprattutto se non ti penti pubblicamente, ti condanna alla morte professionale.”

Per Sallusti la sorte di chi si oppone al pensiero dominante è quasi annunciata. Una posizione che, lui spera, sarà accolta anche dalle centinaia di colleghi che devono molto a Vittorio Feltri.

Dimissioni Feltri e l’importanza del confronto

A prescindere dalla situazione contingente, la necessità di un confronto plurale e di visione è imprenscindibile. Specie, e soprattutto, quando si “scontrano” prospettive e opinioni che consentono di non uniformare le correnti di pensiero. La polarizzazione della comunicazione  è un rischio da evitare sempre, perché la storia insegna che la presunzione di prevedere il futuro è deleteria. Quello che ha portato alle dimissioni Feltri, o che potrebbe coinvolgere altri giornalisti, obbliga a porsi delle domande.

Leggi anche Alessandro Barbero: il suo volto nei panni della storia

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