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🇮🇹 DI MAIO col PD? Si può fare! I motivi spiegati in quest’articolo

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Un governo formato da Di Maio e dal PD rispetterebbe la volontà del popolo Sovrano.

Anzi, con ogni probabilità Di Maio avrebbe dovuto pensarci prima.

Vediamoci chiaro

Da settimane, ormai, Salvini, Berlusconi e Meloni continuano a millantare una vittoria mutilata. Infatti con la legge elettorale vigente, per ottenere il premio di maggioranza e vincere, il CentroDestra avrebbe dovuto ottenere il 40% dei voti. Nessuno ha superato lo sbarramento. Ergo: difficoltà a creare un governo che possa ottenere una solida maggioranza e reggere le fila del paese per i prossimi 5 anni.

In questo contesto, dopo il mandato esplorativo alla Casellati (Forza Italia), il Presidente della Camera Fico ha avviato le consultazioni per verificare la possibilità di formare un governo con M5S e Partito Democratico. Tutto questo dopo che Di Maio ha chiuso a Salvini. Ora il Partito Democratico sembra intenzionato a dialogare, a capire se vi siano gli estremi per formare un governo politico.

Sarebbe giusto?

Non sarebbe di certo sbagliato. Anzi, si può aggiungere che sarebbe un governo rispecchiante il volere del Popolo Soprano. Scalfari, direttore di La Repubblica, ha definito questa possibilità come “l’unica ipotesi vera e plausibile”.

Sebbene fino ad ora Di Maio abbia trescato con Salvini e nonostante le profonde differenze tra il Partito Democratico e il Movimento 5 Stelle, ad oggi non c’è molta scelta. Anche l’influenza di Grillo è ormai calata. Il trascinatore del M5S è tornato a fare il comico, come era giusto che fosse. Di Maio, dal canto suo, ha trasformato il movimento in un partito con più del 30%.

Da dove vengono i voti del Movimento 5 Stelle?

Certamente Di Maio ha raccolto i voti di quella sinistra incazzata con Renzi. C’è poco da fare. Il boom del Movimento 5 Stelle deriva dalla disgregazione dei partiti tradizionali, come il PD e FI (la cui disfatta ha pompato la percentuale della Lega invece). Ora il boom di una forza politica che in questo contesto si definisce tertium genus, comporta delle novità.

In uno stato abituato ad avere una destra e una sinistra, il vero ago della bilancia è proprio Di Maio. Quest’ultimo è stato chiaro: “o governo col PD o si torna al voto subito! Niente governi di scopo, istituzionali o tecnici”. Quasi a lanciare un monito al Presidente della Repubblica, che sembrava intenzionato a nominare un governo istituzionale.

Questo governo rappresenterebbe il popolo?

Si! Decisamente. Più di qualunque altra compagine. Mi piace rimembrare che si tratterebbe di un governo formato dai due partiti più votati alle scorse elezioni. Checché se ne dica, infatti, il Partito Democratico ha ottenuto il 18,72%, nonostante la nascita di Liberi e Uguali. Il Movimento 5 Stelle, forte del suo 32,68, andrebbe a chiudere una partita complessa. La costruzione di una maggioranza basata sul contratto di governo, e quindi sui temi, potrebbe dar vita ad un contesto equilibrato.

L’attuale presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, seppur a titolo di ordinaria amministrazione, può rimanere in carica un anno. In una prima fase lo stesso Di Maio potrebbe allearsi con Gentiloni, ricoprendo il ruolo di vicepresidente del Consiglio. Alla fine della corsa a Di Maio potrebbe essere il nuovo presidente, tenendo in compagine i membri più rappresentativi dei PD quali lo stesso Gentiloni e Minniti. Questi ultimi potrebbero essere destinati al Ministero Degli Interni Degli Esteri.

In conclusione

Ora che Di Maio ha congedato Salvini, non c’è molto margine di scelta. È necessaria una scelta responsabile. Il Pd diventa ora determinante per il futuro del Paese. Il partito Democratico avrebbe ora una chance: quella di fare la vera politica, in comune accordo con il Primo Partito della Nazione.

Il PD potrebbe tradire le aspettative di chi crede in questo connubio? Si, ma sarebbe l’ultima volta! Al PD spetta adesso cogliere la palla al balzo e tutelare le istituzioni italiane per cui sono morti i nostri padri, e far ricredere quel popolo “sinistra” che dopo trent’anni si è ormai rotto i coglioni.

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