La parola ‘lobby’ è da tempo entrata a far parte del linguaggio comune, veicolata quotidianamente da TV e giornali nella sua accezione peraltro sempre negativa. Al di là dell’uso/abuso che se ne può fare, cosa sono le lobby? Non sfugge la sua origine anglosassone, ma nella versione italiana il termine ha inglobato il lato oscuro dei meccanismi di potere.
Cosa sono le lobby: significato della parola
Storicamente la parola ‘lobby’ inizia ad essere usata nel secondo dopoguerra, ma solo recentemente ha acquisito popolarità grazie ai mass media e i social. Andando ancora a ritroso nel tempo, nell’Ottocento in Inghilterra lobby indicava lo spazio antistante le aule del parlamento. Spazio dove gli esponenti di gruppi di potere cercavano di influenzare il politico di turno o una forza di partito. Una vera e propria azione di ‘lobbying’. La traduzione italiana più appropriata di ‘lobby’ è appunto ‘gruppo di potere’ o ’gruppo di pressione’, ma si preferisce comunque l’anglicismo, sia per brevità che per moda.
Il termine ‘lobby’ negli Stati Uniti viene usato in ambito economico e socio-politico, ma normalmente non è percepito come da noi. Infatti, non è solamente legato ad interessi o speculazioni di una cerchia ristretta, anzi in molti campi l’attività di lobbying ha importanti finalità sociali. Per questo nel mondo anglosassone quando si pensa a cosa sono le lobby americane non bisogna associarle a oscure sette. Un po’ lo stesso discorso che spesso si adotta per la massoneria, anche se sono due realtà abbastanza diverse.
Le lobby nel mondo
Nel panorama mondiale dunque il termine lobby include i gruppi di persone o aziende che operano una pressione strategica sulle istituzioni per interessi personali o sociali. Questa influenza può essere esercitata attraverso la fama di cui il gruppo gode oppure il denaro di cui dispone. In alcune nazioni i servizi di lobbying sono leciti e si svolgono secondo un iter chiaro e trasparente, diversamente da altri in cui, non essendo presente una regolamentazione a riguardo, le lobby agiscono nell’ombra con metodi poco ortodossi.
Per capire meglio cosa sono le lobby, basta associare la parola ad alcune categorie produttive o professionali: lobby farmaceutiche, petrolifere, del tabacco, dei produttori di armi sono solo alcuni esempi. A dire il vero, non c’è nulla di sbagliato nella costituzione di uno o più gruppi di interesse che portano alla luce delle istituzioni determinate richieste degli appartenenti a un ordine professionale o produttivo, purché il modus operandi di queste associazioni sia legale e disciplinato.
Le regole ferree imposte dalle leggi americane ed europee prevedono l’iscrizione obbligatoria dei lobbisti in appositi registri nazionali, nei quali vengono protocollati gli incontri e le richieste effettuate alla rappresentanza politica ed eventuali donazioni elargite o ricevute. È superfluo dire che è proibito offrire denaro o regali direttamente al decisore politico, a meno di incorrere nell’applicazione di pene severissime. Per chiarire meglio di che ordine di grandezza si parla, basti pensare che a Bruxelles le lobby iscritte nel Registro della Trasparenza istituito dalla Commissione Europea sono 11.801 (dati del 5 aprile 2019), mentre Washington registra 11.641 gruppi di potere (dati del 2018).
La situazione italiana
L’Italia fa parte di quei paesi in cui non esistono leggi per la regolamentazione delle lobby, nonostante siano state portate avanti molte proposte durante le varie legislature. Nella penisola si contano 841 gruppi di pressione (aprile 2019), di cui buona parte agisce in modo non tracciabile. Questo operare nelle tenebre riguardo a decisioni che possono essere vitali per il paese mette in cattiva luce un’attività che potrebbe invece rivelarsi molto utile per la democrazia e per la società. Di fatto la classe politica dovrebbe garantire il diritto di ascolto e di rappresentanza a qualsiasi gruppo di interesse collettivo, solo così infatti si attuerebbe un costruttivo dibattito nel pieno rispetto della democrazia.
Le istituzioni politiche potrebbero così rapportarsi in maniera inclusiva con le rappresentanze più o meno grandi di categorie professionali e di privati cittadini. In questa modalità si può garantire a tutti pari opportunità di influenza sui processi decisionali sempre secondo il principio della trasparenza. Una proposta di legge nazionale sul lobbying dovrebbe prevedere un registro pubblico per i lobbisti. Unica via per la creazione di un’agenda degli incontri con le istituzioni, una regolamentazione per punire gli illeciti e consultazioni pubbliche a garanzia degli iscritti.
Le lobby in Italia
Le lobby in Italia riescono a influenzare le istituzioni del paese, proprio in virtù della zona d’ombra esistente nell’ordinamento, che a sua volta giova anche alla classe politica: le lobby diventano un pretesto per non prendere decisioni o per non assumersi le responsabilità e scaricare il tutto su un gruppo di potere o sull’altro. Secondo una ricerca organizzata da Università Unitelma Sapienza, solo il 20% delle lobby italiane opera in piena trasparenza, il che permette di sapere chi ha fatto lobbying e per cosa. Il rimanente 80% è composto da faccendieri più che da lobbisti, che gestiscono in maniera non trasparente tutto il processo.
Di seguito le lobby italiane più potenti in ordine decrescente (e non esaustivo):
- Compagnie energetiche
- Case farmaceutiche
- Telecomunicazioni
- Grande industria
- Sindacati
- Assicurazioni
- Grande distribuzione
- Tassisti
- Avvocati
- Farmacisti
- Camionisti
In questa classifica sono presenti due macro-categorie di lobby:
• gruppi che gestiscono servizi e prodotti di pubblico interesse, come le compagnie energetiche dipendenti da concessioni politiche.
• lobby di professionisti, che possono agire con mezzi e forme di contestazione pratiche per operare pressioni sulla politica. Si pensi alle varie proteste dei tassisti o dei camionisti, che possono bloccare la mobilità e la distribuzione dei beni del paese.
Tutte le lobby dunque esercitano pressioni sulla classe politica, ma in modi differenti: alcune attraverso reali forme di protesta (scioperi, manifestazioni etc…), altre in maniera più subdola.
Il lobbying sulle istituzioni politiche finisce inevitabilmente per ripercuotersi sui cittadini e quasi mai nel loro interesse. È questo uno dei motivo, ma sciuramente c’è molta attenzione a un fenomeno tanto attuale quanto delicato su cui confrontarsi.
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