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Confindustria sul PIL, ondata negativa per deficit

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L’emergenza Coronavirus porta con sé, oltre la gravissima emergenza sanitaria che coinvolge il mondo intero, anche ricadute economiche non indifferenti. Situazione che ha reso necessarie misure straordinario. Sull’impatto che avrà sul nostro paese, Confindustria sul PIL ha lanciato un allarme del suo centro studi.

Italia, dati negativi all’orizzonte

L’aggravarsi dell’emergenza da COVID-19 ha portato all’introduzione di interventi di contenimento molto stringenti. Tra questi, la ben nota chiusura sul suolo nazionale della maggior parte delle attività produttive. Infatti, la cifra della crisi che sta interessando sempre più nuclei famigliari include un numero considerevole di questi. 

Sarà «enorme la perdita di Pil nella prima metà del 2020» una «caduta cumulata dei primi due trimestri del -10% circa». «Il Covid-19 affossa il Pil» secondo il centro studi di Confindustria produrrà danni importanti. Tuttavia, anche questo dato dovrà tenere conto dell’evoluzione della pandemia nei prossimi mesi. Solo allora si capirà se la stima è stata in linea con la situazione o fin troppo ottimistica.

Infatti, sempre secondo il CsC, il decreto Cura Italia varato dal Governo, da solo, non potrà contrastare a sufficienza gli effetti.

PIL Confindustria: i numeri

Il lockdown generale per contrastare il diffondersi del virus, secondo gli esperti, costerà solo nel primo primo semestre 2020 un bel – 10%. Secondo l’associazione degli industriali solo nei primi tre mesi perdermo il 4% e la restante parte del 6% nei successivi.

Ovviamente, il dato è generato non solo dallo stop interno e al blocco progressivo del terziario ma anche alla complessa situazione internazionale. Infatti, anche i rapporti commerciali tra i vari paesi sono diventati molto più complessi e diminuiti.

Secondo il CSC, anche la ripresa graduale della produttività (in caso di assestamento dei numeri) non sarebbe sufficienti a cambiare il dato. La ripresa scaglionata delle attività produttiva non si realizzerà comunque prima di Luglio 2019. Con una media del 60/70% delle imprese attive nei mesi che intercorrono.
Anche nella seconda parte dell’anno dovremo aspettarci un’ulteriore contrazione del PIL di altri 6 punti percentuali.

Deficit e disoccupazione

Non sono incoraggianti neanche le stime al rapporto deficit/PIL e il livello prospettato di disoccupazione. Per il 2020 il deficit salirà del 5%, per poi ridursi sensibilmente nel 2021, ma ugualmente superiore al 3%. Numeri che tengono conto di una ripresa sostenuta della produttività. Condizione non facile.

Il numero di disoccupati dovrebbe invece salire all’11,2% della popolazione. Una perdita sensibile di posti di lavoro che deve essere compensata con misure di sostegno e welfare. Un intervento diretto che scoraggi l’aggravarsi del disagio sociale e renda utilità alle imprese. Infatti, è essenziale garantire l’accesso alla liquidità ed evitare di subire ulteriori e più gravi conseguenza.

 

 

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