Crollo non da poco per il Bitcoin che apre la seduta a circa 11730 dollari a Londra per poi stabilizzarsi sotto quota 11mila.
Oggi si tocca il minimo di dicembre, quando Bitcoin si spinse fino a 20mila dollari. Tuttavia, non è stato solo la famosa cryptovaluta a risentire della scossa dato che anche Ethreum (-17%) e Ripple (giunto a quota 1.43$) hanno risentito di questo calo.
LA CINA
Lo scossone sulle quotazioni è stato, in gran parte, dovuto alle notizie che giungono da Pechino. Infatti, sarebbe intenzione del governo cinese avviare un giro di vite contro i “miners” di Bitcoin e delle altre cripto.
La Cina vorrebbe colpire in maniera decisa siti web e piattaforme che permettono lo scambio.
Una mossa che dovrebbe impedire agli investitori cinesi di affacciarsi su questo mercato anonimo. La Cina è il più grande produttore di Crypto e questo ha anche attirato l’attenzione delle autorità relativamente al forte incremento dei consumi di energia necessaria per minarli.
Questa stretta non è generata solo dai timori legati all’utilizzo di ingenti quantità di energia (pari a 4 gigawatt) ma soprattutto dall’intenzione della Banca Centrale Cinese di porre un argine ai rischi legati alle cryptovalute e ai potenziali problemi derivanti dal riciclaggio di denaro sporco e altre attività illegali.
…E IL DIVIETO COREANO
Come se non bastassero i timori cinesi, dalla Corea del Sud si leva l’avvertimento del ministro delle Finanze Kim Dong-yeon.
Il ministro sarebbe seriamente intenzionato a interrompere gli scambi di moneta virtuale. Proprio il suo paese è il terzo mercato mondiale per le cryptovalute ed è proprio qui che il governo ha ipotizzato di intervenire con strumenti legislativi per mettere fuori gioco qualsiasi tipo di attività sui mercati nazionali e agli intermediari finanziari, nonchè ai cittadini stranieri.
Uno spettro per gli speculatori internazionali e i “produttori” di crypto che cercano di capire in che direzione muovere i loro passi. Molti i problemi: da quelli legati all’energia fino alle ipotesi di trasferire le “miniere” in paesi che offrono migliori e più economiche prospettive. Una delle condizioni ideali sarebbe, ad esempio, l’uso delle energie rinnovabili.
L’EUROPA
La Francia vuole alzare le barriere contro Bitcoin e criptovalute per bloccarne l’utilizzo in attività illecite. I principali reati da prevenire sono l’elusione fiscale, il riciclaggio e il finanziamento del terrorismo. Bruno Le Marie, ministro delle finanze francese, ha dato mandato all’ex vice-governatore della Banca centrale di Francia Jean-Pierre Landau di redigere delle regole chiare per vigilare sulle criptovalute. Secondo l’esperto vi sono “alti rischi di speculazione e possibile manipolazione finanziaria”.
La Francia è il primo paese in Europa che propone di creare norme chiare per le valute virtuali. Assieme ad essa anche altri stati potrebbero seguire l’esempio.
Gia al G20 di dicembre 2017 Peter Altmaier, ministro delle finanze tedesco e l’italiano Pier Carlo Padoan avevano proposto alla Francia di richiedere al gruppo dei 20 di introdurre norme comuni sulle criptovalute. Già allora i ministri si erano detti disposti a sedersi a un tavolo per trattare.
Ieri a Francoforte Joachim Wuermeling, membro del consiglio di amministrazione della Bundesbank, ha dichiarato: “le regole nazionali non sono sufficienti per gestire un fenomeno mondiale; una regolamentazione efficace delle valute digitali richiede una cooperazione internazionale e globale”.
Intanto il dato di fatto è uno: BTC perde valore, e assieme a lui ha oggi trascinato le più importanti criptovalute. Gli investitori, che pensavano di aver scoperto l’America, adesso, dovranno attendere nuovi spunti fondamentali per poter presagire il futuro del fenomeno Bitcoin. Sono ore determinanti.