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Cina e India acquisto di ventiseimila tonnellate di lingotti d’oro – legale o no?

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ORO: una piccola parola, ma una considerevole importanza.

Cina e India acquisto di ventiseimila tonnellate di lingotti d’oro legalmente o no?

In questi ultimi giorni, non si parla praticamente altro che del nostro oro; della sua ambigua proprietà, di dove sia e delle variegate domande che possano sovvenire ad un essere umano. Pochi mesi fa, India e Cina hanno dichiarato spontaneamente di aver comprato tra il 2008 e il 2018 oltre ventiseimila tonnellate di lingotti d’oro. Una quantità senza precedenti sul mercato delle riserve auree. Dopo pochi giorni, il World Gold Council, il più importante osservatorio internazionale, ha pubblicato le rilevazioni annuali sulla produzione mondiale di lingotti, creando non pochi interrogativi su quanto rivelato dai due governi.

comprare tutto quell’oro sul mercato, come assicurato da Pechino e Mumbay, non è possibile.

Ventiseimila tonnellate di lingotti sono infatti poco meno dell’intera quantità di oro estratto dalle miniere mondiali negli ultimi 10 anni. Se si calcola che tra il 2008 e il 2018 è stato estratto oro dalle miniere al ritmo di tremila tonnellate l’anno, vuol dire che la produzione offerta in 10 anni non ha superato le trenta mila tonnellate; se India e Cina hanno detto la verità, significa che tutto l’oro prodotto al mondo nel decennio è finito nei loro forzieri.

Cina e India non possono aver comprato tutto quell’oro in forma legale.

Il 50% della produzione annua è stata riservata all’industria orafa mondiale; mentre agli usi industriali è stato destinato circa il 10% dell’oro estratto; se le cifre ufficiali non mentono, allora i conti non tornano.

Come è possibile che India e Cina abbiano comprato sul libero mercato ventiseimila tonnellate, se la disponibilità di lingotti per le banche centrali non ha superato in dieci anni 12 mila tonnellate? Nessuna domanda da parte delle autorità di vigilanza. La soluzione potrebbe essere che abbiano comprato l’oro sul mercato nero delle riserve auree.

Che cosa sta succedendo sulle riserve auree mondiali?

Sul mercato dell’oro c’è un clima da guerra fredda. Per la prima volta in cinquant’anni, le Banche Centrali hanno comprato l’anno scorso oltre 640 tonnellate di lingotti d’oro; quasi il doppio rispetto al 2017 ed il livello più elevato dal 1971, quando il presidente degli Stati Uniti Richard Nixon chiuse l’era del Gold Standard. Nel mondo misterioso delle banche centrali, non c’è nulla di più oscuro della “trasparenza” sulle operazioni sull’oro.

Sia lo stock di lingotti indisponibili per il mercato (allocated gold) che quelli “non allocati” sono accorpati nei bilanci delle banche centrali in un’unica voce: “Oro e crediti in oro”. Pertanto, lo stato reale delle riserve allocate rispetto a quelle non allocate è impossibile da rilevare, sia per il mercato che per le altre banche centrali. In questo modo, nessuno può stabilire quanto oro sia stato impegnato da una banca centrale in operazioni speculative e nemmeno a chi appartenga effettivamente l’oro.

Facciamo un passo indietro.

Nel 2001 il governo irlandese aveva chiesto alla propria Banca Centrale di trasferire parte delle riserve aure ad un fondo pensionistico nazionale. Davanti alle mille obiezioni e pressioni arrivate da varie parti, gli irlandesi decisero di lasciar perdere, e questo è simile alla situazione italiana.

Avete mai sentito parlare dell’accordo sull’oro Goldabkommen? (CBGA)

In questo, da molti sconosciuto accordo sull’oro, le banche centrali europee, si erano impegnate nel 1999 a vendere circa quattrocento tonnellate di oro all’anno sul mercato; tutto questo fino al 2004 contribuendo in tal modo a stabilizzare il mercato dell’oro. Nell’accordo successivo (CBGA2 del 2004) la quantità massima di oro che i firmatari potevano vendere nell’arco dei cinque anni era di 2.500 tonnellate, con un tetto annuale di cinquecento tonnellate. Nel 2009 è stato riformulato l’accordo (CBGA3) sempre tra le banche centrali dell’Eurosistema, ma questa volta anche con Svezia e Svizzera, per altri cinque anni.

Le banche hanno ridotto nel CBGA3 la quantità massima di oro che potevano vendere collettivamente, limitando le vendite a quattrocento tonnellate; con vendite totali di 2.000 tonnellate per un periodo di cinque anni. In questo modo hanno ridotto il tetto di 500 tonnellate rispetto al tetto di 2.500 tonnellate del precedente accordo quinquennale.

Nel 2014 infine, l’accordo CBGA4 è stato esteso tra i 19 membri dell’Eurosistema e le banche centrali Svizzere e Svedesi per altri cinque anni. Ma in questo ultimo accordo, si sono ben guardati dal quantificare le tonnellate vendibili. Sappiamo solo che scadrà il 27 settembre di quest’anno. Purtroppo informazioni precise sulle vendite effettuate è difficile averle. Risulta che nei primi mesi del 2007 fossero state già vendute dalle banche centrali europee quasi trecento tonnellate; ma mancavano ancora alcuni mesi a settembre e quindi, secondo l’accordo di 500 tonnellate altre 206 erano ancora cedibili.

Da chi è stato comprato tutto l’oro di India e Cina???

Il Regno Unito che aveva firmato il primo accordo, non firmò il secondo, affermando che non aveva intenzione di vendere il proprio oro. La Grecia, che non era membro dell’Euro-zona nel 1999, non firmò il primo accordo ma firmò il secondo. Oltre alle banche centrali europee, questa smania di vendere, aveva colpito anche il comitato esecutivo del Fondo Monetario Internazionale che, nel settembre 2009 approvò la vendita di 403,3 tonnellate di oro: “circa un ottavo delle riserve auree totali dell’istituzione”.

In quell’anno l’FMI condusse la prima fase di queste vendite in accordi fuori mercato con altre banche centrali, lasciando così immutato lo stock di oro nel settore ufficiale. Ciò includeva 200 tonnellate vendute alla Reserve Bank of India; dieci tonnellate ciascuna alle banche centrali dello Sri Lanka e del Bangladesh; due tonnellate alla Banca Centrale delle Mauritius.

Collettivamente, le Banche Centrali europee detengono oggi una riserva aurea di circa 10.000 tonnellate; per cui, se quegli accordi fossero stati rispettati, diciamo per essere buoni, se ne sarebbero venduti il 70%, per una quantità che si aggira sulle 7.000 tonnellate. Non sarà stato così. Probabilmente l’accordo prevedeva un tetto per stabilizzare il mercato del metallo prezioso perché, se fosse così, sarebbe un bel problema.

Se lo avessero venduto, chi lo avrebbe comprato, considerando che le riserve d’oro delle Banche Centrali sono, in teoria, pubbliche? Esistono forse riserve d’oro non dichiarate? Ad esempio, la Cina possiede sicuramente una quantità d’oro di gran lunga superiore alle 1.800 tonnellate dichiarate ufficialmente dal suo governo. Alcuni analisti ipotizzano che Pechino potrebbe aver messo di lato oltre 20.000 mila tonnellate di riserve auree in questi ultimi venti anni. Ma da chi lo avrebbe comprato?

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