Mentre da una parte si discute dell’accordo finale sull’uscita del Regno Unito dall’UE, Nigel Farage riapre la questione del secondo referendum.
Farage, uno dei principali artefici del referendum sulla BREXIT, dice la sua a proposito di una seconda consultazione.
“Gli oppositori della Brexit non smetteranno mai di lamentarsi e di cercare di impedirla”. Cosi ha tuonato in un’intervista alla rete Channel Five, ritenendo che l’unica strada per chiudere la questione e, secondo lui, confermare la volontà del popolo.
Per Farage, quindi, un secondo voto non farebbe altro che aumentare la quantità di consensi a favore del “leave”.
LA RISPOSTA AVVERSARIA
Alla proposta è arrivato l’apprezzamento di alcuni leader oppositori della BREXIT, tra cui Tony Blair (che ha sino ad ora supportato l’idea di un secondo referendum). Assieme a lui anche l’ex Premier John Major.
Posizione che, anche se supportata da una campagna dei laburisti, non è stata fino a questo momento così accanita per non destabilizzare la posizione del governo al tavolo dei negoziati con Bruxelles.
DOWNING STREET NON CI STA
Non si è fatta di certo attendere la risposta de primo ministro Theresa May che, immediatamente, ha negato senza alcuna remissione questa possibilità.
“Sarebbe antidemocratico andare contro la volontà espressa alle urne”, ha dichiarato seccamente la May scongiurando qualsiasi referendum specie in una fase così delicata per il negoziato con l’Unione. La speranza è quella di ottenere un accordo favorevole al Regno Unito.
Per i Labour questa rappresenterebbe l’occasione per permettere al popolo di cambiare idea. Ragionamento identico degli antieuropesiti che, ovviamente, sono convinti delle loro posizioni.
Una serie di ragionamenti che vedono i sondaggi fortemente divisi, con alcuni che darebbero un lieve ripensamento in favore del “Remain” e altri che confermebbero la volontà di lasciare le cose come stanno.
Per la May l’esito al tavolo delle trattative, con un secondo referendum, si renderebbe sempre più imprevedibile.