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Brexit, attendiamo il 31 ottobre 2019, vediamo perchè.

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I 27 stati membri hanno accordato al Regno Unito un’ulteriore estensione flessibile per uscire dall’Unione entro il 31 ottobre 2019. La decisione è giunta dopo il Consiglio Europeo straordinario.

La nuova data di scadenza per la Brexit è stata spostata al 31 ottobre. Una decisione che arriva dopo un lungo vertice al quale hanno preso parte i 27 capi di stato e di governo Ue.
Una proroga concessa alla premier britannica Theresa May per  consentirle di creare una nuova maggioranza che voti l’accordo (respinto tre volte).

Un continuo rimpallo di responsabilità e date che sta esasperando sia le istituzioni comunitarie che la politica inglese.

L’ENNESIMO RINVIO

L’Europa ha rimesso di nuovo la palla al Parlamento inglese: “Un’estensione flessibile, un po’ più corta di quanto prevedevo, ma ancora abbastanza, per trovare la soluzione migliore. Non buttate via questo tempo”, questo il monito del presidente del Consiglio europeo Donald Tusk.
Inoltre, il Consiglio ha posto come obbligo per il Regno Unito la sua partecipazione alle elezioni europee altrimenti si sarebbe proceduto ad un’espulsione coatta il 1 giugno.
I leader europei hanno fatto questa concessione per via delle argomentazioni portate al tavolo da Theresa May. Sembrerebbe che la premier ha mostrato una linea guida molto più chiara e convincente per giungere ad una soluzione e sbloccare l’empasse.

IL VOTO EUROPEO

La partecipazione di Londra al voto per il rinnovo del Parlamento Europeo previsto a fine maggio riporta altri numeri per organizzare il tutto. Anche la composizione del Parlamento torna ai vecchi numeri: 751 deputati rispetto ai 705 effettivi post brexit. Quindi l’eliminazione di 46 seggi e l’assegnazione dei rimanenti 27 seggi (su un totale di 73 che erano detenuti dal Regno Unito) ad altri stati membri.

Una situazione però che politicamente risulterebbe ingarbugliata sia per gli inglesi che per l’Ue. Questo è il motivo per cui la deadline è stata fissata al 31 ottobre, un modo per farla coincidere con la scadenza del mandato della Commissione Europea. Un punto su cui il presidente francese Emmanuel Macron ha subito palesato le sue posizioni. Risulta pertanto fondamentale che il Regno Unito si trovi già fuori al momento dell’elezione della nuova Commissione. Infatti, la permanenza dell’UK obbligherebbe l’Unione a nominare un Commissario inglese e con esso tutte le implicazioni del caso, dal budget alla politica interna dell’Unione.

L’ALLARME DI CARNEY SULLA BREXIT

La decisione di questo rinvio non consente comunque alle imprese e agli attori economici di diradare le loro preoccupazioni su un’uscita no deal. Nei giorni scorsi il presidente della Bank of England Michael Carney aveva lanciato le sue preoccupazioni in merito.
“Il no-deal accadrà per caso, accadrà improvvisamente, non ci sarà alcuna transizione, sarà una Brexit disordinata accidentale”, ha dichiarato ancora Carney.
Un’eventualità che anche i maggiori leader europei hanno cercato fino ad ora di scongiurare a tutti i costi.

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