Il boom degli anni 50. Perché avvenne? Chi lo attuò?
Siamo negli anni 50, poco dopo la fine della guerra e il mondo è pronto a conoscere uno dei più grandi sviluppi economici della storia.
Il boom economico che caratterizza questo periodo pone le sue basi su alcuni punti essenziali:
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Il modello americano
Con la vittoria della guerra, gli Stati Uniti divennero a tutti gli effetti un faro politico ed economico per l’intero pianeta. La forza e la centralità del dollaro americano fu sancita soprattutto dagli accordi di Bretton Woods e la nascita di nuove istituzioni economiche. L’America rappresentò per tutti un modello di sviluppo per paesi Europei (Italia e Germania) e paesi orientali ( il Giappone). Questi ultimi adottarono politiche liberiste, con l’immediata conseguenza di un aumento generalizzato del PIL, un aumento delle esportazioni nette e degli scambi internazionali.
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L’industria
In economie basate soprattutto su sistemi agricoli rurali, l’industria divenne il settore trainante del ventennio. Questo grazie ad una crescente partecipazione pubblica in settori che fino ad allora avevano rappresentato una ristretta cerchia di persone. Tra questi ricordiamo quello delle automobili, delle telecomunicazioni e dell’elettronica. Il settore automobilistico fu incentivato dal basso costo di estrazione del petrolio, dall’ introduzione della produzione standardizzata ( modello Fordista) e da una diminuzione dei prezzi di vendita.
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L’intervento dello Stato
I governi affiancarono alle politiche liberiste dei primi anni 50 piani di nazionalizzazione di settori strategici. Anche questa volta si seguì il modello degli States (New Deal rooseveltiano). Il governo britannico del laburista Attle si mosse in direzione del Welfare State ( stato sociale). Attraverso lo stato sociale i sussidi di disoccupazione, la redistribuzione dei redditi e la promozione del lavoro giovanile e femminile divennero realtà. Se prima, infatti, si trattava di teoria, ora la teoria trovava piena realizzazione. La nazionalizzazione riguardò settori chiave nello sviluppo: energia, banche, telecomunicazioni e siderurgia.
Lo sviluppo Italiano
L’Italia fu uno dei paesi protagonisti di questo boom economico dei primi anni 50. Mentre la crescita economica in Europa era avvenuta in maniera abbastanza uniforme negli anni precedenti, l’Italia era rimasta arretrata fino a fine guerra. Infatti conobbe una fase di crescita esponenziale.
Le regioni industrializzate come Piemonte, Lombardia, Liguria, divennero l’epicentro dello sviluppo dei primi anni 50. L’effetto domino con tutto il Nord del paese fu inevitabile.
L’agricoltura rimase circoscritta a gestioni familiari nel Mezzogiorno e non rappresentò più la principale fonte di sostentamento. In questo periodo iniziarono i grandi flussi migratori di operai dal Sud verso il Nord. Questo consentì alle aziende di mantenere i salari bassi aumentando la plusvalenza dalle vendite.
Ciclicità
Secondo l’analisi ciclica , l’economia e lo sviluppo industriale si muove secondo dei cicli di lungo periodo. Questi cicli sono caratterizzati da periodi di Inflazione e deflazione.
E’ stato studiato, ad esempio, un ciclo secolare sul mercato americano di 36 anni che dura fin dai primi anni del Novecento. Grazie a questi studi possiamo racchiudere in un primo ciclo il periodo deflazionistico che ha caratterizzato gli anni dal 1910 al 1945/50. Esso avrebbe lasciato il posto ad un ciclo successivo inflazionistico il così detto boom economico della durata di 36 anni.
La crescita economica degli anni 50 e 60 e il successivo periodo deflazionistico iniziato negli anni 80 confermano tali teorie.
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