L’accordo uscita Brexit ha suscitato reazioni positive da parte di tutto il mondo politico e internazionale che ha accolto con sollievo l’esito delle trattative tra Regno Unito e Unione Europea. Il timore era quello di andare incontro ad una Hard Brexit, incrinando per sempre i rapporti commerciali e diplomatici tra UK e l’Unione.
Uno scenario del genere avrebbe comportato, senza dubbio, dei problemi non indifferenti sia per i singoli cittadini, sia per le imprese. Questo accordo, che rappresenta un compromesso tra le parti, presenta, per forza di causa maggiore, delle faglie molto importanti che bisogna esaminare. L’esito, infatti, non è del tutto scontato e la Brexit potrebbe ancora essere messa in discussione.
Abbiamo raccolto tutti i punti critici che bisogna tenere in considerazione e che potrebbero tramutarsi in nuove diatribe sufficienti a compromettere tutto ciò che fino a questo momento è stato concordato. In parole povere: la Brexit potrebbe ancora riservare sorprese sui mercati finanziari.
Ecco tutti i punti deboli dell’accordo che potrebbero compromettere la Brexit.
Accordo Uscita Brexit: tutti i punti deboli
Per quanto l’accordo Brexit fa tirare un sospiro di sollievo a chi temeva per l’economia del Regno Unito, le imprese inglesi festeggiano per dei motivi chiave:
- L’Europa è il maggior partner commerciale del Regno Unito
- Le aziende inglesi non andranno incontro a delle tariffe maggiorate sulle esportazioni come punizione per il no deal.
Le questioni ancora in bilico si possono meglio riassumere in cinque punti cardine, che spostano la nostra riflessione su tutte quelle micce che potrebbero ancora far saltare in aria tutto. In quel caso si andrebbe incontro al fallimento dell’accordo Brexit.
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La questione Gibilterra
Gibilterra è al centro dei temi in bilico tra UK e Unione Europea. Il territorio di Gibilterra, sotto la bandiera del Regno Unito, confina direttamente con la Spagna. Questa vicinanza geografico, quindi, richiede un accordo a se stante su quelle che saranno le regole che regoleranno i rapporti tra UE e UK in quel preciso territorio. Qualora non si trovasse un accordo la situazione potrebbe degenerare in disagi paradossali. Infatti, visto che si dovrebbe oltrepassare la frontiera ogni giorni, si creerebbero file enormi di pendolari fermati dalla burocrazia della nuova realtà politica.
Infatti quel confine è attraversato ogni giorno da circa 15.000 pendolari che oltrepassano il confine per raggiungere il posto di lavoro. Fin quando siamo tutti Europei, ok. Ma siccome le regole valgono per tutti, e quindi si tratterebbe di uscire ogni giorno fuori dal confine comunitario, sia il Regno Unito che l’Unione dovranno elaborare una soluzione adeguata alle esigenze di tutti. Tutti i tentativi da parte della Spagna di limitare il controllo inglese sull’isola ha suscitato aspre critiche da parte dei conservatori, con in testa Duncan Smith. I conservatori hanno giurato battaglia per evitare che l’UK conceda il controllo di Gibilterra alla Spagna.
Accordo uscita Brexit e Diritto di pesca
Il diritto di pesca nei mari del nord ha rappresentato il problema cardine che ha portato le trattative a prolungarsi oltre il previsto. Il capitolo della pesca, infatti, è stato al centro delle attenzioni del tavolo tecnico, per il veto posto dalla Francia. In realtà l’accordo Brexit prevede un periodo di passaggio che durerà 5 anni durante i quali l’Unione Europea dovrà ridurre del 25% la pesca nel mare sotto controllo britannico. Nonostante questo compromesso, il punto non è ancora totalmente risolto.
Infatti, allo stato attuale, sia il Regno Unito che l’Unione Europea, potranno imporre dei dazi a vicenda sul pescato se, in un prossimo futuro, si dimostrerà che l’accesso alle acque britanniche, da parte dell’UE, hanno causato dei danni di carattere economico e sociale. La frangia conservatrice del Parlamento ritiene la pesca un tema caldo, per quanto non impatti considerevolmente sull’economia inglese. Tuttavia il governo del Regno Unito ha chiesto a Boris Johnson di tenere una linea dura nel corso dei prossimi incontri che si svolgeranno nel corso di quest’anno.
I dati sono un problema cardine
UK e UE hanno trovato un accordo momentaneo per quanto riguarda il mantenimento del flusso di dati. Il periodo transitorio, fissato in 6 mesi (e quindi fino a giugno del 2021) prevedere che tutte le informazioni potranno essere trasferite fino al momento in cui le due realtà internazionali non avranno raggiunto un accordo legale separato. Entro l’inizio del 2021 i funzionari europei hanno auspicato la presa di una decisione in merito all’adeguatezza dei dati. Questo perché è necessario riuscire a certificare che gli standard di protezione dei dati garantiti dall’Unione Europea siano mantenuti anche dopo l’uscita del Regno Unito dall’Unione.
Società finanziarie
L’accordo, così come è stato concepito, non offre molti spunti per capire il futuro delle società finanziarie. Non vi sono riferimenti agli accordi politici per permettere alle imprese londinesi di vendere i loro servizi finanziari all’interno dell’Unione Europea. Questa faglia comporta non pochi problemi visto che dalla City of London passa la maggior parte delle contrattazioni finanziarie del pianeta. Il testo presenta solo alcune disposizioni generali e non include informazioni relative all’impegno sull’accesso al mercato unico europea.
Il Primo Ministro Johnson ha affermato che, probabilmente, in merito a questo aspetto non si sono raggiunti i risultati che erano stati previsti. Si tratta di una delle pochissime volte in cui Boris Johnson si è mostrato insoddisfatto dalle trattative sull’accordo uscita Brexit. Ora toccherà al Tesoro cercare di redigere e negoziare un nuovo memorandum di intenti con l’unione, che presenterà, come tema principale, i servizi finanziari in termini di equivalenza e accesso. A gestire questo aspetto dovrebbe essere il Cancelliere dello Scacchiere Rishi Sunak.
Accordo Uscita Brexit e pari condizioni per le imprese e concorrenza
Al centro dell’accordo e delle preoccupazioni di inglesi e europei rimane la parità di condizioni. Questo aspetto è fondamentale per garantire una leale concorrenza tra le aziende inglesi e le aziende europee. I negoziati, sotto questo aspetto, hanno conosciuto molte battute d’arresto, proprio perché si tratta, in assoluto, del punto più spinoso essendo legato al concetto di mercato unico. L’accordo, allo stato attuale, prevede che il Regno Unito possa non allinearsi con le scelte dell’Unione Europea.
L’Europa, dal canto suo, potrà applicare delle tariffe in maniera proporzionale, che dovranno essere regolate da un arbitrato, se riuscirà a dimostrare che il Regno Unito distorce il concetto di concorrenza leale. Ora: non si tratta di una questione destinata a risolversi in poco tempo. Questo perché si tratta di un problema che comporterà, automaticamente, la creazione di nuove entità giuridiche come l’arbitrato prima citato. I “prelievi sul commercio” sono quindi ancora assai lontani dal diventare realtà.
Nell’accordo uscita Brexit è anche prevista una clausola di revisione grazie alla quale sia il Regno Unito che l’Europa potranno rinegoziare anche in futuro questa parte dell’accordo. In parole povere: se UK e UE si dovessero rendere conto che l’accordo non è funzionale potrebbe saltare in qualsiasi momento.
Questi motivi sono sufficienti a capire come ancora la strada sia lunga e non tutta in discesa. L’accordo dovrà essere ora approvato dal Parlamento Europeo e dal Parlamento Inglese prima di entrare in vigore.
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