Dopo mesi di indiscrezioni e voci, trova sempre più consistenza il nome per la successione di Mario Draghi al vertice della BCE.
Il candidato in lizza, più accreditato, è il tedesco Jens Weidman, attualmente a capo della Bundesbank.
GLI SCENARI
Il mandato del nuovo presidente della Banca Centrale Europea avrà avvio dal novembre del 2019, ma la partita si infiamma.
Una poltrona che, ovviamente, fa gola a diversi paesi membri che puntano a piazzare uno dei loro alla guida del prestigioso ufficio.
Nonostante ciò, l’interesse delle singole nazioni non può entrare in gioco vista l’importanza della neutralità e la funzione guida del Presidente. Tuttavia, la politica economica messa in atto da Draghi è invisa ai virtuosi paesi del nord e alle economie forti dell’Eurozona.
Malcontenti alimentati dagli stimoli introdotti per armonizzare l’inflazione nell’area UE verso il target prefissato.
Malgrado i tentatvi è molto difficile mettere in campo una politica monetaria adatta a tutti, in un’unione monetaria così eterogenea come quella della zona euro.
Dopo aver avuto un francese (Jean Claude Trichet) e un italiano in cima all’Eurotower, è sempre più forte la spinta tedesca, o comunque nordica, per il ruolo. Proprio per questo, a parte Weidman dato per favorito, si fa strada la possibile candidatura dell’uscente governatore della Banca Centrale Finlandese Erkki Liikane.
Motivo giustificato dalla possibilità di rinsaldare i legami tra le economie più “in linea” con gli obiettivi UE.
LO SCONTRO A DUE
Su quali siano le visioni di politica monetaria dei due candidati non vi sono apparenti dubbi.
E’ ben nota la posizione “anti-Draghi” di Weidman, non molto favorevole all’espansionismo intenzionato a terminare presto il programma di acquisti di asset che ha contribuito ad alleggerire il carico del debito nei Paesi periferici. Ragioni che generano forte preoccupazione nei paesi più a sud per un possibile ritorno all’eccessivo rigore monetario.
Dall’altro lato, Liikane, che si è dichiarato aperto a raccogliere la sfida della presidenza Bce, se gli venisse richiesto è un nome più conciliante. Sembra inoltre essere ben visto da Draghi, una figura in grado di conciliare gli interessi del rigore ma allo stesso tempo mantenere un equilibrio per i gli stati membri in difficioltà.
Poche chance per Francois Villeroy de Galhau, sebbene Governatore della Banca Centrale Francese e proveniente da un paese con un forte economia ben in linea con il nord. Purtroppo per lui, difficilmente è pensabile un’ulteriore guida francese a Francoforte.